Caro Mario,
Essendo vere entrambe le cose possiamo immaginare che le basi per arrivare alla dottrina trinitaria debbano esistere e riguardano proprio le scritture che stiamo prendendo in esame
Se queste scritture non sono lette nel loro contesto, linguistico e culturale, ma sradicate da esso e lette secondo un paradigma del tutto differente, l'ispirazione ha ben poco senso.
Chi era ispirato voleva comunicare certe cose, di fatto molto chiare se letto nel loro contesto, non temerne conto (stabilire perché qui non ci interessa) porta a conclusioni errate, confuse e comnque ad un fraintendimento del messaggio.
Non è un caso che nel II-III secolo non vi è una disputa tra "trinitari ortodossi" e "modalisti" ma semplicemente tra le diverse e confuse visioni cristologiche che andavano delineandosi. Ed è altrettano non casuale che nel I secolo non venga registrata alcuna disputa cristologica, proprio laddove invece ci saremmo dovuti aspettare più resistenza, cioè tra gli scrittori e lettori ebrei del NT:
non ci sono dispute, né spiegazioni dettagliate, né dibattito intorno alla natura di Geova e di suo figlio Gesù, tutto (da questo punto di vista) rimane entro il paradigma giudiaco, né diventa motivo di accusa di eresia verso i cristiani.
Questo non può essere ignorato, anche (e soprattutto) se crediamo all'ispirazione delle Scritture, che avrebbero omesso proprio di informarci su un aspetto così delicato come la pluralità intradivina.
le scritture ci sono e tramite queste si arriva a comprendere la deità del figlio e la personalità dello Spirito santo
Il problema è che già dentro le Scritture il rapporto tra Dio e suo figlio è assolutamente comprensibile e coerente con il suo paradigma culturale.
Non abbiamo alcun bisogno della "deità" di Gesù o della "personalità" dello spirito santo (concetti che di per sé non dimostrano l'esistenza di alcuna trinità!) per capire chi sono secondo le Scritture.
Questo è il punto:
se leggiamo i passi che suggerirebbero la presunta "deità" di Gesù nel loro paradigma culturale sono spiegabilissimi senza introdurre concetti filosofici estranei al NT, viceversa è proprio nel momento che sradichi quei passi dal loro contesto e li leggi in modo "trinitario" che hai bisogno di tre secoli di dibattito.
Ora, quei passi, che per te sono trinitari,
senza "trinità" (cioè senza quel dibattito teologico di tre secoli) diventano solo passi eretici, se chi li aveva scritti non sapeva che il senso delle parole non era quello del I secolo ma quello che che sarebbe stato definito tre secoli dopo di lui in un mondo culturale diverso dal suo, allora
quello scrittore era via via modalista, adozionista, docetico, separazionista, ecc... e non è un caso che tutti usano quelle scritture per dimostrare la loro eresia. Capisci? I passi trinitari se pensati e letti senza l'apparato teologico e filosofico successivo sono forzatamente eretici, perché se non lo fossero non ci sarebbe stato bisogno della trinità.
Ora se tu vuoi fermare questo post perchè a te queste argomentazioni non piacciono
Non hai capito, non è questione che a me un argomento possa piacere o non piacere, io voglio solo farti notare che se gli passi che citi, e che sono eretici senza Nicea, se sono letti nel loro contesto non sono affatto eretici e non presentano alcuna ambiguità,
e tali erano fin dal I secolo, cioè quella spiegazione non ha bisogno di alcuna stampella filosofica per non diventare eretica, ma si sorregge sulle sue stesse gambe, che sono quelle scritturali. Tu, invece, per spiegarli hai bisogno dei concetti che vennero solo molti anni dopo... ci si chiede: allora
in che cosa credevano gli apostoli? Non più ad un solo Dio chiamato Geova, secondo te, perché si aggiunge Gesù, ma però non credono neppure al Dio Trino, perché definito solo 4 secoli più tardi. E allora?
Shalom