Re: Re: Re: Re:
Amministrazione Forum., 19/04/2009 15.40:
Non ho capito la sua risposta. Applicare il termine ostracismo ai testimoni di Geova, è fuori dalla logica.
Se l'ostracizzato, politicamente, veniva eliminato, il disassociato subisce la disciplina cristiana.
Non ci trovo nessun collegamento.
Gli elementi storici sono i versetti biblici relativi alla disciplina impartita agli impenitenti.
Mi spiace che tergiversi, in modo sempre più monologativo e debole, Cara Stefania/amministr., citare il sistema "ortodosso" delle "procedure" dei tdG ad una persona come il sottoscritto, è un "insulto" alla mia cultura sull'argomento.
Preferirei conferire con una persona più "preparata" per sostenere un confronto su questi temi.
Oltre ad essere una persona logica sono anche analogico. La tua poca esperienza, in qualche modo, ti giustifica.
Ti riporto una delle centinaia di esperienze che posseggo, anche in cartaceo.
Sarebbe una grave offesa, per me, se venisse commentata come esagerata o, addirittura inventata.
Saluti
Pino Lupo
DOLOROSA ESPERIENZA
Un mio amico, Vincenzo Rescigno, dopo il suo soggiorno all’estero, che lo trovò coinvolto a fare uso di sostanze stupefacenti, si convertì alla religione dei testimoni di Geova.
A causa di quella esperienza, nel mondo della droga, il suo stato psicologico ne aveva sofferto, tanto è vero che i suoi genitori erano dovuti ricorrere a molte cure per dare aiuto, nell’intento di riportarlo alla normalità.
Durante il periodo della sua militanza tra i TdG, le morì la madre, che lo prostrò fisicamente e moralmente, non ricorse a fare uso di droga, ma si mise a fumare, cosa proibita nei TdG, sicché i responsabili della congregazione lo disassociarono.
La disassociazione significa che la persona, una volta espulsa, per questo motivo e per altri, non viene neppure salutata, per non parlare di qualche invito a casa; si crea, in questo modo, intorno alla persona disassociata, un vuoto e una solitudine incolmabile.
Di nascosto degli “anziani” lo tenni nel mio laboratorio per circa 1 anno, così da dargli un po’ di compagnia e affetto fraterno, dico di “nascosto”, perché si espelle anche colui che frequenta il disassociato. Nel frattempo lo aiutai a smettere di fumare perché avesse la possibilità di un suo rientro nella congregazione per ritrovare di nuovo le amicizie perdute con la disassociazione. Le stilai la lettera di riassociazione, la quale fu accettata.
Poco tempo dopo il suo rientro nei TdG, al padre, a causa di un’infezione, gli fu amputata una gamba, e per le cure del caso fu trasferito in un ospedale di Genova. Nel frattempo, Vincenzo, si rimise a fumare e di nuovo venne disassociato. Si ripete lo stesso trattamento e lo stesso scenario di solitudine e di rifiuto. La cosa più sconcertante è la totale indifferenza dei “responsabili” di fronte al dramma che si consumava davanti ai loro occhi e alla presenza dell’intera comunità dei TdG.
Cosicché, in una bella giornata di primavera, dell’anno 1991, si concluse, in una casa vuota, nella “solitudine delle solitudini” (Nietsche), la povera esistenza col suicidio dell’amico Vincenzo per impiccagione.
Ne soffrii moltissimo, era un giovane mite e molto buono, è stata per me una grave perdita.
Inviai, subito dopo, una lettera, in occasione della mia dissociazione, 19 marzo 1992, informando dell’accaduto il Corpo Direttivo di Brooklyn e per conoscenza, la filiale di Roma.
Nessuna risposta!
Adriano Baston