Quando Gesù fornì ai suoi discepoli il "Padre Nostro" o la preghiera modello in Matteo 6:9, esordì con le frasi: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome" ("benedetto" - KJV). Che tipo di significato intendeva dare alla seconda frase?
Il suo significato risale ai primi tempi della storia di Israele.
"Santificare il nome di Jahweh equivaleva di per sé a riconoscere l'unicità e l'esclusività del culto d'Israele. Dovunque Israele aprisse in qualche modo le sue porte all'adorazione di un'altra divinità, si profanava il nome di Jahweh (Levitico 18:21, 20:3). In senso positivo, il nome veniva santificato mediante l'obbedienza ai comandamenti, "camminando nel nome di Jahweh" (Michea 4:5)" G. Von Rad, O.T. Theology, pag. 184 vol.1.
Quest'ultimo punto è illustrato da numerosi esempi. Simeone, figlio di Shetah, comprò un asino e vi trovò un gioiello intorno al suo collo. Egli restituì il gioiello dicendo di avere acquistato solo l'asino. Hanina B. Dosa trovò una gallina ma non utilizzò le uova da essa deposte. Vendette i pulcini alla loro nascita, e comprò alcune capre da dare al proprietario originario della gallina. Israel Abrahams commenta riguardo a questa apparente onestà:
"Tutte queste cose, dove una parte è a conoscenza di fatti non noti all'altra o addirittura trae profitto dalla sua conoscenza di esperto sull'inesperto, sono annoverate tra le questioni "affidate sl cuore", questioni rispetto alle quali un uomo risponde direttamente a Dio. E colui che supera bene la prova, "santifica il Nome".
Dal volume "La tua Parola è Verità" edizione Edigraph.
Distribuito dal Centro Studi Storico-Sociali Siciliani.
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