Recenti scoperte hanno mostrato che la pratica di sostituire nella LXX "YHWH" con "KYRIOS" cominciò in un periodo molto tardo rispetto all’inizio della diffusione di tale versione. Infatti, le copie più antiche della LXX conservano il Tetragramma scritto in caratteri ebraici nel testo greco.
A conferma di questo fatto ci sono le parole di Giacomo, il traduttore della Vulgata latina. Egli scrisse nel prologo ai libri di Samuele e Re: "In certi volumi greci troviamo tuttora il nome di Dio, il tetragramma, espresso in caratteri antichi."
E in una lettera scritta a Roma nel 384 dice: "Il nono (nome di Dio) è composto di quattro lettere; lo si pensava anecfòneton, cioè ineffabile, e si scrive con queste lettere: iod, he, vau, he.
Ma alcuni non l’hanno decifrato a motivo della rassomiglianza dei segni e quando lo hanno trovato nei libri greci l’hanno letto di solito PIPI (pipi)". S. Girolamo, Le lettere, Roma, 1961, vol. 1, pp. 237, 238; confronta J.P. Migne, Patrologia Latina, vol. 22, coll. 429, 430.
Ulteriore conferma viene da The New International Dictionary of New Testament Theology, che scrive: "Testi scoperti di recente mettono in dubbio l’idea che i traduttori della LXX abbiano reso il Tetragramma JHWH con KYRIOS. I più antichi mss. della LXX oggi disponibili hanno il tetragramma scritto in lettere ebraiche nel testo greco. Questa consuetudine fu conservata da successivi traduttori ebrei dell’Antico Testamento nei primi secoli d.C.". Vol. 2, pag. 512.
Dalla Rete
Gepy
"...poiché dove andrai tu andrò io, e dove passerai la notte tu passerò la notte io. Il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio il mio Dio. Dove morirai tu morirò io, e là sarò sepolta."