Caro Pavel,
in una traduzione si può scegliere di far trasparire il più possibile le forme della lingua di partenza oppure operare un maggior sforzo nel comunicare il senso del testo sorgente usando le forme della lingua d’arrivo
Non mi pare che sia questo il problema rispetto a Giovanni 1,1c dove la traduzione "un dio" è dettata dal fatto che nella nostra lingua è così che si esprime l'indeterminazione del nome, che la resa sia dinamica o formale.
E' forse quest'ultima una traduzione dinamica
Non direi proprio, visto che l'articolo indeterminativo è la traduzione letterale di "theos" sena articolo determinativo.
Nel caso della Bibbia consciamente o no assume un ruolo importante il retroterra culturale e/o teologico del traduttore o del committente
Qui il caso è diverso, ci sono almeno tre problemi da risolvere, prima di arrivare al retroterra teologico/culturale:
1. Capire se theos è usato come nome proprio o come predicato
2. Capire se il significato della regola di Colwell e se eventualmente si applica a questo passo
3. Capire il significato che poteva avere l'espressione "theos" rivolta ad un essere diverso da YHWH nella cultura giudaica del I secolo
Una volta tenuto conto di questi fattori, ovviamente, entra in gioco anche il fattore teologico, difficilente un traduttore cristiano sarà disposto ad accettare l'idea di "un dio" accanto a "Dio", ed anche la tradizione traduttoria (sono secoli che il passo è erso in un certo modo) contribuirà ad una lettura piuttosto che un'altra.
Ma questo non ha nulla a che vedere con lo stile di traduzione (dinamico o formale) o con l'aggiundi di un" al testo, che non è aggiunto perché se il nome è inderterminato non vi è altro modo di renderlo.
Shalom
[Modificato da barnabino 18/02/2009 18:21]
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