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La Poesia, i poeti e la sublimazione

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2012 15:55
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09/05/2009 11:16

Vincenzo Galati Rando
Fedele Testimone di Geova, il fratello Vincenzo ha lasciato, pur non considerandosi mai un poeta, un patrimonio non indifferente di esperienza e saggezza.

Dal suo volume "Riflessioni", ho estrapolato la poesia:

NON OSO IMMAGINARTI

Tu vita, pace e gioia, Signore,
a chi ti assomiglieremo,
ad un mattino o a un tramonto?
A un panorama di verde perenne
con specchi d'acqua luminosi,
o a essi tutti insieme?
No, nemmeno gli astri purissimi
del cielo dei cieli,
solo un riflesso della Tua Gloria.
Vorrei dire che sei...!
Ma no, che dico?
Non oso immaginarti,
sbigottisco e riverente m'inchino.



Grazie, fratello Vincenzo, porterò sempre con me il tuo ricordo di persona per bene. [SM=g7444]

[Modificato da csssstrinakria 09/05/2009 12:41]
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09/05/2009 12:02

Un ringraziamento alla signorina Valentina che ha realizzato alcune pagine con le poesie di Pablo Neruda. La voce recitante è di....

  • Posso scrivere i versi...


  • [SM=g7348]

    [Modificato da csssstrinakria 21/03/2012 22:51]
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    09/05/2009 13:25

    Donne causa d'ogni peccato.

    Care donne, il mondo della poesia non sempre vi ha trattato da Beatrice o Laura: vi ha pure considerato causa di ogni peccato, d'infelicità, di guerre, calamità, catastrofi, ecc.
    Le implicazioni storiche e sociologiche sull'argomento non spettano all'estensore di questo articolo, fra l'altro semplice manovale della cultura popolare siciliana.
    Tuttavia, a titolo personale (ma sono sicuro che tanti si associeranno), sente il bisogno di porgere tante scuse per il modo con cui spesso siete state trattate dal genere mascolino, nel passato.
    Alcuni hanno difeso d'ufficio le donne ma la disputa non si è mai esaurita. Sono stati coinvolti anche i teologi. In un registro di atti notarili, custodito nell'Archivio di Stato di Palermo, ho trovato casualmente un componimento poetico sul genere "contro le donne", che vi sottopongo, senza alcun commento!

    Donna infamia del mondo, aspro tormento
    In cui gloria languisce, ma s'oscura
    Contaggio universal, che sempre dura,
    Compagnia data all'uom per tradimento.
    Fango dipinto in putrido alimento,
    In cui costanza, e fede han sepoltura,
    Aborto vil, stolida natura
    Vergognosa cagion di pentimento.
    Tosco della virtù, vizio ostinato
    Assassino del secol, peste d'Averno,
    Fallo del cielo, indegnità del fato
    Vituperio dei sensi, inganno eterno
    Furia abbellita e demone incarnato
    Che sta fra noi perché non vol l'Inferno.


    L'oscuro poeta proponeva infine due diverse chiusure per gli ultimi versi: "per che non la vol l'inferno" o
    "che sta fra noi per dare a noi l'inferno".



    PS. Lo scritto è del 1734 e alcuni termini hanno subito, col tempo delle variazioni tipo "Contaggio", oggi "Contagio".
    [SM=g7347] [SM=g7364]
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    10/05/2009 08:41


    Agli amanti della poesia siciliana è dedicato lo scritto di un grande poeta contemporaneo: Alex Caldiero.
    Uomo di grandi doti e di umanità immensa.
    L'ho conosciuto alla fine degli anni '70 del secolo scorso. Culturalmente preparato e molto impegnato, è fautore della Sonosophia, materia che insegna all'Utah Valley University.
    Ha pubblicato col contributo e sotto l'egida del CSSSS, il libro di poesie, "Lu latti di la Matri".


  • 'Na Lacrima


  • [SM=g7348]
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    13/05/2009 19:20

    Caro Christian,

    Su queste cose, parliamo la stessa lingua.

    Mio padre di 80 anni, mia madre e Marinica, ti hanno ascoltato con vero interesse.

    Peccato che Rosario Leone, palermitano, non ci sia più. Ho una cassetta sua, dove recita le poesie di Buttitta, che devo fare masterizzare. Credo che non ci sia nessuno, senza offesa, che le abbia sapute interpretare e recitare come lui.

    Appena posso, spero di potertene inviare una copia.

    Volevo sottoporti una canzone che ho trovato su youtube che ai miei genitori è piaciuta molto, per sapere cosa ne pensi.

    www.youtube.com/watch?v=L_VVdrDNc7c

    Saluti
    Pino Lupo

    [Modificato da admintdg1 13/05/2009 22:49]
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    13/05/2009 23:09

    Re:
    csssstrinakria, 10/05/2009 8.41:


    Agli amanti della poesia siciliana è dedicato lo scritto di un grande poeta contemporaneo: Alex Caldiero.
    Uomo di grandi doti e di umanità immensa.
    L'ho conosciuto alla fine degli anni '70 del secolo scorso. Culturalmente preparato e molto impegnato, è fautore della Sonosophia, materia che insegna all'Utah Valley University.
    Ha pubblicato col contributo e sotto l'egida del CSSSS, il libro di poesie, "Lu latti di la Matri".


    <li><a href="http://www.csssstrinakria.org/Nalacrima.mp3">'Na Lacrima</a></li>

    [SM=g7348]



    Complimenti [SM=g7348] [SM=g7348] [SM=g7348]


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    13/05/2009 23:13

    Re:
    parliamonepino, 13/05/2009 19.20:

    Caro Christian,

    Su queste cose, parliamo la stessa lingua.

    Mio padre di 80 anni, mia madre e Marinica, ti hanno ascoltato con vero interesse.

    Peccato che Rosario Leone, palermitano, non ci sia più. Ho una cassetta sua, dove recita le poesie di Buttitta, che devo fare masterizzare. Credo che non ci sia nessuno, senza offesa, che le abbia sapute interpretare e recitare come lui.

    Appena posso, spero di potertene inviare una copia.

    Volevo sottoporti una canzone che ho trovato su youtube che ai miei genitori è piaciuta molto, per sapere cosa ne pensi.

    www.youtube.com/watch?v=L_VVdrDNc7c

    Saluti
    Pino Lupo





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    13/05/2009 23:38

    Re:
    parliamonepino, 13/05/2009 19.20:

    Caro Christian,

    Su queste cose, parliamo la stessa lingua.

    Mio padre di 80 anni, mia madre e Marinica, ti hanno ascoltato con vero interesse.

    Peccato che Rosario Leone, palermitano, non ci sia più. Ho una cassetta sua, dove recita le poesie di Buttitta, che devo fare masterizzare. Credo che non ci sia nessuno, senza offesa, che le abbia sapute interpretare e recitare come lui.

    Appena posso, spero di potertene inviare una copia.

    Volevo sottoporti una canzone che ho trovato su youtube che ai miei genitori è piaciuta molto, per sapere cosa ne pensi.


    Saluti
    Pino Lupo





    Fred Scotti, di origini calabresi ha ripreso questo "canto di lamento" dalla tradizione siciliana.
    Non può essere considerata una canzone della mafia, la mafia non ama parlare di sé e delle sue imprese. Io catalogo questo tipo di canto ai classici canti dei disperati di coloro che si autocommiserano dispertamente perché i ricordi bruciano e i rimpiati assillano.
    Il protagonista non chiede il perdono a Dio, gli chiede solo di ricordarsi di lui perché si sente in cattività come una bestia e canta per "evadere" da quella realtà sconfortante.
    Urla la sua umanità col canto che per taluni versi è anche canto di solitudine. Per dirla alla maniera dell'etnomusicologo Alberto Favara è: "La parola che i sepolti mandano ai vivi".

    Da non trascurare la speranza della vendetta che aiuta e conforta l'attesa che può essere di vintinov'anni, unnici misi e vintinovi jorna e consente di sentirsi uomini laddove la vita si svolge in condizioni subumane.

    Il finale è eloquente, la disperazione si impadronisce del protagonista "Le pene che ho sofferto le conosce la mia cella".

    Il mio è il parere del critico antropologo che non si ferma alla melodia o alla drammatizzazione del testo.
    [Modificato da csssstrinakria 21/03/2012 22:49]
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    14/05/2009 08:08

    Re: Re:
    csssstrinakria, 13/05/2009 23.38:




    Fred Scotti, di origini calabresi ha ripreso questo "canto di lamento" dalla tradizione siciliana.
    Non può essere considerata una canzone della mafia, la mafia non ama parlare di sé e delle sue imprese. Io catalogo questo tipo di canto ai classici canti dei disperati di coloro che si autocommiserano dispertamente perché i ricordi bruciano e i rimpiati assillano.
    Il protagonista non chiede il perdono a Dio, gli chiede solo di ricordarsi di lui perché si sente in cattività come una bestia e canta per "evadere" da quella realtà sconfortante.
    Urla la sua umanità col canto che per taluni versi è anche canto di solitudine. Per dirla alla maniera dell'etnomusicologo Alberto Favara è: "La parola che i sepolti mandano ai vivi".

    Da non trascurare la speranza della vendetta che aiuta e conforta l'attesa che può essere di vintinov'anni, unnici misi e vintinovi jorna e consente di sentirsi uomini laddove la vita si svolge in condizioni subumane.

    Il finale è eloquente, la disperazione si impadronisce del protagonista "Le pene che ho sofferto le conosce la mia cella".

    Il mio è il parere del critico antropologo che non si ferma alla melodia o alla drammatizzazione del testo.




    Con tutto il rispetto per l'analisi antropologica, che condivido, vorrei esprimerti, da profano, una mia sensazione, forse, meno tecnica e più emotiva.
    Ho notato una forte passione nel canto di questo "sventurato", un sapore etnico molto forte, con un impatto emotivo coinvolgente. E' chiaro che i riferimenti con la "mafia" non sono reali, anzi, è un accostamento che si scontra con le immagini del video.
    Mi ha colpito la sonorità, più che il contenuto, è di una profonda radice etnica. Credo che anche questo aspetto possa essere valutato come "analisi" antropologica.

    Per esempio, pare che la "Cavalleria Rusticana" si rifà ad un fatto di cronaca accaduto in Calabria, poi raccontato da Verga e musicato da Mascagni.
    Questa "mescolanza" estranea e con radici diverse, rende l'opera di una intensità suggestiva che imprime una vibrante ed incisiva commozione interiore.

    Naturalmente, a "freddo" si possono notare tutte le incongruenze rivelate dai "contenuti.

    Saluti
    Pino Lupo

    [SM=g7348]






    [Modificato da csssstrinakria 21/03/2012 22:50]
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    14/05/2009 09:18

    Re: Re: Re:
    parliamonepino, 14/05/2009 8.08:




    Con tutto il rispetto per l'analisi antropologica, che condivido, vorrei esprimerti, da profano, una mia sensazione, forse, meno tecnica e più emotiva.
    Ho notato una forte passione nel canto di questo "sventurato", un sapore etnico molto forte, con un impatto emotivo coinvolgente. E' chiaro che i riferimenti con la "mafia" non sono reali, anzi, è un accostamento che si scontra con le immagini del video.
    Mi ha colpito la sonorità, più che il contenuto, è di una profonda radice etnica. Credo che anche questo aspetto possa essere valutato come "analisi" antropologica.

    Per esempio, pare che la "Cavalleria Rusticana" si rifà ad un fatto di cronaca accaduto in Calabria, poi raccontato da Verga e musicato da Mascagni.
    Questa "mescolanza" estranea e con radici diverse, rende l'opera di una intensità suggestiva che imprime una vibrante ed incisiva commozione interiore.

    Naturalmente, a "freddo" si possono notare tutte le incongruenze rivelate dai "contenuti.

    Saluti
    Pino Lupo

    [SM=g7348]




    È necessario fare sempre un distinguo. Tu provi delle sensazioni e delle emozioni come le ha provate il Pitrè che ha dedicato la sua vita agli studi critici sui canti popolari.
    Il distinguo o la dicotomia obbliga il critico a non lasciarsi trascinare e coinvolgre dalla drammaticità dell'esecuzione e naturalmente del testo.
    È un pò tutta la tematica del carcere. In ogni canto, in ogni verso, in ogni strofa, il tema musicale è dramma e teatralità. Una similitudine la troviamo in quasi tutti i canti del Sud: canti dei carrettieri, canti religiosi, canti di dolore e canti della fanciullezza. L'elemento costitutivo di questo genere di canti è il sentimento della libertà perduta, per i canti del carcerato, e di speranza, sacrificio ed abnegazione per i canti religiosi e di dolore.

    Questi canti "nascono" appunto per coinvolgere sentimentalmente ed emotivamente l'ascoltatore.
    Preciso che fra il canto siciliano e quello calabrese c'è una differenza di fondo. Nel canto calabrese l'invocazione è rivolta quasi sempre alla donna (causa e panacea di tutti i mali), in quello siciliano invece è rivolta alla madre.

    Chi glielo dice ai vizzinesi che il "fatto" è accaduto in Calabria?
    La chiesetta di santa Teresa, l'osteria della 'gna Nunzia, le case di comare Santuzza e comare Lola, l'una di rimpetto all'altra, ubicate in via Volta, la casa di compare Turiddu, situata poco distante in via Petrarca, 'A Cunziria....



    [Modificato da csssstrinakria 17/09/2012 15:47]
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    14/05/2009 10:59

    C'è una poetessa contemporanea, di cui possiedo due libri, uno con poesie in italiano, l'altro in dialetto.

    La trovo interessante.

    U DIALETTU SICILIANU

    Paroli appìnnuliati ...
    lassati stinnuti 'ntò fila da memoria,
    de patruna antichi da Sicilia.
    Paroli appìrinnuliati, sbattulìati,
    spirduti e strazzati du ventu 'talianu.
    Paroli c'hannu fattu a nostra lingua;
    azzizzata di sarracini,
    cusuta cu la saccurafa(1) di li greci,
    ca la ugghiola(2) di li custurera francisi
    e sarciuta(3) di li spagnoli.
    Tuvagghia cusuta
    cu scàmpuli di tanti culura,
    u nostra dialettu,
    unni pura i tedeschi si manciarunu
    a vastedda
    lassannucci muddichi di la sò parrata!
    Tavula apparecchiata, a nostra terra,
    unni tanti c'hannu manciatu,
    l'hannu arrubbatu,
    l'hannu allurdatu, l'hannu 'nfangatu!
    Ora si chiurìu a putìa di quartari,
    di lemmi, unni s'impastava a farina,
    di bummuli, unni l'acqua si tineva
    sempri frisca;
    'un si sarciunu cchiù i cuasetti,
    'un sì metti cchiù l'abaciù supra a buffetta,
    'un s'atturra cchiù a café,
    'un si usa cchiù u cantaru(4),
    'un si dici cchiù Voscenza binidica,
    'un si chiama cchiù
    e cristiani granni di Vossia.
    Ora semu tutti moderni:
    'nni chiamamu tutti di tu...
    chista è parola ca ni lassaru i miricani.
    Ora e picciriddi quannu parranu 'nsìcìlianu
    si cci dici: parla bene, parla in italiano!
    Però a vastasaria(5) aumintò,
    puru a rispettu di nà vota si pirdìu!
    A parola mafia! un s'ha spirdutu...
    chista è parola ca 'un s'ha pututu sfardari.
    Chista è a parola ca nn'avemu
    affruntari a muntuuari!
    Chista è a parola ca e nostri figghi
    c'havemu a fari scurdari!
    Chista è a parola ca s'avissì
    a perdiri du nostru frasariu:
    chista è parola
    ca 'unn 'avissi esistiri cchiù...
    mancu 'ntò vocabolariu!

    1) saccurafa = ago grosso termine usato dai greci 2) ugghiola = ago usato dagli spagnoli 4) cantaru = contenitore di terracotta per gli usi igienici
    5) vastasaria: da vastaso termine arabo = facchino, portapesi.

    Rita Elianote sulal poeta: Rita Elia

    Nata a Termini Imerese, sposata e madre di tre figlie, Scopre di possedere una vena poetica ne 1989 e da allora ha pubblicato tre raccolte di poesie. La prima, in lingua italiana, edita nel 1999 dal titolo "Trovami la strada", la seconda nel 1992, in dialetto siciliano, dal titolo "Sapuri d'acqua', entrambi con la presentazìone dello scomparso prof. Giuseppe Sunseri, la terza nel 1998 in siciliano e italiano dal titolo "Canciu di stagioni" edito dalla casa editrice La Palma con prefazioni dei proff. Salvatore Di Marco e Leoluca Orlando. Quest'ultimo volume ha ricevuto nel 2000 la segnalazione di merito al Premio Internazionale di poesia "Città di Marineo" ed è stato presentato alla Biblioteca Nazionale di Palermo nell ambito della manifestazione "Incontri d'autore".
    Diversi sono i riconoscimenti ricevuti; dall'elezione a Lady Poesia a Mondello nel 1990 a vari riconoscimenti nei concorsi di poesia a livello nazio0nale ed internazionale. Sue opero sono contenute in numerose antologie e pubblicate in diverse riviste culturali.
    Collabora da anni con l'Auser l'Università della terza età, dove affronta argomenti legati alla poesia dialettale e alla poetica siciliana con lo scopo dì salvaguardare la nostra ricchezza culturale.


    U DIALETTU SICILIANU

    Parole appese…
    lasciate stese nel filo della memoria,
    dai padroni antichi della Sicilia.
    Parole appese, sbattute,
    perdute e strappate dal vento italiano.
    Parole che hanno fatto la nostra lingua:
    sistemata dai saraceni,
    cucita con l'ago grosso dei greci,
    con l'ago grosso dei sarti francesi
    e con l'ago grosso dagli spagnoli,
    Tovaglia cucita
    con scampoli di tanti colori,
    il nostro dialetto,
    dove pure i tedeschi si mangiarono
    il pane tondo
    lasciandoci molliche della loro parlata;
    Tavola apparecchiata, la nostra terra,
    dove tanti hanno mangiato,
    l'hanno rubata,
    l'hanno sporcata, l'hanno infangata!
    Ora si è chiusa la bottega delle anfore
    dei bacili di terracotta, dove si impastava la farina, delle piccole anfore dove l'acqua si teneva sempre fresca;
    non si sistemano più le calze,
    non si mette più l'abatjour sopra il comodino. non si macina più il caffè,
    non si una più il bacile di terracotta per gli usi igienici, non si dice più
    "Voscenza binidica"
    non si chiamano più le persone grandi con "Vossia". Ora siamo tutti moderni
    ci chiamiamo tutti di tu…
    questa parola che ci hanno lasciati gli americani. Ora ai bambini
    quando parlano in siciliano
    si ci dice: parla bene, parla in italiano!
    Però le azioni facchine sono aumentate,
    pure il rispetto di una volta si è perduto!
    La parola mafia! non è perduta…
    questa è parola che non si è potuto consumare. Questa è parola della quale dovremmo vergognarci a nominarla!
    Questa è parola che ai nostri figli
    dobbiamo fare dimenticare!
    Questa è parola che si dovrebbe
    perdere dal nostro frasario:
    questa è parola
    che non dovrebbe esistere più…
    nemmeno nel vocabolario


    www.lionsclublicata.org/pages/ATTIVITA/attivit%E0%20racalbuto/6%B0%20Memorial/insidepag/POETI/...




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    14/05/2009 12:52

    Re:
    parliamonepino, 14/05/2009 10.59:

    C'è una poetessa contemporanea, di cui possiedo due libri, uno con poesie in italiano, l'altro in dialetto.

    La trovo interessante.

    U DIALETTU SICILIANU

    Paroli appìnnuliati ...
    lassati stinnuti 'ntò fila da memoria,
    de patruna antichi da Sicilia.
    Paroli appìrinnuliati, sbattulìati,
    spirduti e strazzati du ventu 'talianu.
    Paroli c'hannu fattu a nostra lingua;
    azzizzata di sarracini,
    cusuta cu la saccurafa(1) di li greci,
    ca la ugghiola(2) di li custurera francisi
    e sarciuta(3) di li spagnoli.
    Tuvagghia cusuta
    cu scàmpuli di tanti culura,
    u nostra dialettu,
    unni pura i tedeschi si manciarunu
    a vastedda
    lassannucci muddichi di la sò parrata!
    Tavula apparecchiata, a nostra terra,
    unni tanti c'hannu manciatu,
    l'hannu arrubbatu,
    l'hannu allurdatu, l'hannu 'nfangatu!
    Ora si chiurìu a putìa di quartari,
    di lemmi, unni s'impastava a farina,
    di bummuli, unni l'acqua si tineva
    sempri frisca;
    'un si sarciunu cchiù i cuasetti,
    'un sì metti cchiù l'abaciù supra a buffetta,
    'un s'atturra cchiù a café,
    'un si usa cchiù u cantaru(4),
    'un si dici cchiù Voscenza binidica,
    'un si chiama cchiù
    e cristiani granni di Vossia.
    Ora semu tutti moderni:
    'nni chiamamu tutti di tu...
    chista è parola ca ni lassaru i miricani.
    Ora e picciriddi quannu parranu 'nsìcìlianu
    si cci dici: parla bene, parla in italiano!
    Però a vastasaria(5) aumintò,
    puru a rispettu di nà vota si pirdìu!
    A parola mafia! un s'ha spirdutu...
    chista è parola ca 'un s'ha pututu sfardari.
    Chista è a parola ca nn'avemu
    affruntari a muntuuari!
    Chista è a parola ca e nostri figghi
    c'havemu a fari scurdari!
    Chista è a parola ca s'avissì
    a perdiri du nostru frasariu:
    chista è parola
    ca 'unn 'avissi esistiri cchiù...
    mancu 'ntò vocabolariu!

    1) saccurafa = ago grosso termine usato dai greci 2) ugghiola = ago usato dagli spagnoli 4) cantaru = contenitore di terracotta per gli usi igienici
    5) vastasaria: da vastaso termine arabo = facchino, portapesi.

    Rita Elianote sulal poeta: Rita Elia

    Nata a Termini Imerese, sposata e madre di tre figlie, Scopre di possedere una vena poetica ne 1989 e da allora ha pubblicato tre raccolte di poesie. La prima, in lingua italiana, edita nel 1999 dal titolo "Trovami la strada", la seconda nel 1992, in dialetto siciliano, dal titolo "Sapuri d'acqua', entrambi con la presentazìone dello scomparso prof. Giuseppe Sunseri, la terza nel 1998 in siciliano e italiano dal titolo "Canciu di stagioni" edito dalla casa editrice La Palma con prefazioni dei proff. Salvatore Di Marco e Leoluca Orlando. Quest'ultimo volume ha ricevuto nel 2000 la segnalazione di merito al Premio Internazionale di poesia "Città di Marineo" ed è stato presentato alla Biblioteca Nazionale di Palermo nell ambito della manifestazione "Incontri d'autore".
    Diversi sono i riconoscimenti ricevuti; dall'elezione a Lady Poesia a Mondello nel 1990 a vari riconoscimenti nei concorsi di poesia a livello nazio0nale ed internazionale. Sue opero sono contenute in numerose antologie e pubblicate in diverse riviste culturali.
    Collabora da anni con l'Auser l'Università della terza età, dove affronta argomenti legati alla poesia dialettale e alla poetica siciliana con lo scopo dì salvaguardare la nostra ricchezza culturale.


    U DIALETTU SICILIANU

    Parole appese…
    lasciate stese nel filo della memoria,
    dai padroni antichi della Sicilia.
    Parole appese, sbattute,
    perdute e strappate dal vento italiano.
    Parole che hanno fatto la nostra lingua:
    sistemata dai saraceni,
    cucita con l'ago grosso dei greci,
    con l'ago grosso dei sarti francesi
    e con l'ago grosso dagli spagnoli,
    Tovaglia cucita
    con scampoli di tanti colori,
    il nostro dialetto,
    dove pure i tedeschi si mangiarono
    il pane tondo
    lasciandoci molliche della loro parlata;
    Tavola apparecchiata, la nostra terra,
    dove tanti hanno mangiato,
    l'hanno rubata,
    l'hanno sporcata, l'hanno infangata!
    Ora si è chiusa la bottega delle anfore
    dei bacili di terracotta, dove si impastava la farina, delle piccole anfore dove l'acqua si teneva sempre fresca;
    non si sistemano più le calze,
    non si mette più l'abatjour sopra il comodino. non si macina più il caffè,
    non si una più il bacile di terracotta per gli usi igienici, non si dice più
    "Voscenza binidica"
    non si chiamano più le persone grandi con "Vossia". Ora siamo tutti moderni
    ci chiamiamo tutti di tu…
    questa parola che ci hanno lasciati gli americani. Ora ai bambini
    quando parlano in siciliano
    si ci dice: parla bene, parla in italiano!
    Però le azioni facchine sono aumentate,
    pure il rispetto di una volta si è perduto!
    La parola mafia! non è perduta…
    questa è parola che non si è potuto consumare. Questa è parola della quale dovremmo vergognarci a nominarla!
    Questa è parola che ai nostri figli
    dobbiamo fare dimenticare!
    Questa è parola che si dovrebbe
    perdere dal nostro frasario:
    questa è parola
    che non dovrebbe esistere più…
    nemmeno nel vocabolario


    www.lionsclublicata.org/pages/ATTIVITA/attivit%E0%20racalbuto/6%B0%20Memorial/insidepag/POETI/...




    Brava la Elia. Se la prefazione è stata fatta dal mio amico Salvatore di Marco, allora ti posso dire che ha della stoffa.
    Il prof. Di Marco è un esperto di letteratura siciliana ed uno dei migliori. Rinnovatore della Koinè siciliana , ottimo poeta e scrittore erudito.
    Ha collaborato col Centro Studi Storico Sociali Siciliani ed è un ottimo oratore. Di recente abbiamo partecipato ad un convegno sulla letteratura siciliana insieme a Salvatore Camilleri, un altro mostro sacro della lingua siciliana.
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    Re: Re:
    csssstrinakria, 14/05/2009 12.52:



    Brava la Elia. Se la prefazione è stata fatta dal mio amico Salvatore di Marco, allora ti posso dire che ha della stoffa.
    Il prof. Di Marco è un esperto di letteratura siciliana ed uno dei migliori. Rinnovatore della Koinè siciliana , ottimo poeta e scrittore erudito.
    Ha collaborato col Centro Studi Storico Sociali Siciliani ed è un ottimo oratore. Di recente abbiamo partecipato ad un convegno sulla letteratura siciliana insieme a Salvatore Camilleri, un altro mostro sacro della lingua siciliana.



    Nel libro che ho scannerizzato, la prefazione è del prof. Sunseri, deceduto qualche tempo fa.

    L'altro libro delle poesie in dialetto, non riesco a trovarlo, per via del trasloco. Ho ancora 20 scatoloni da aprire e non so più quante mensole devo ancora aggiungere........

    [SM=g27994]




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    Re: Re: Re:
    parliamonepino, 14/05/2009 14.22:



    Nel libro che ho scannerizzato, la prefazione è del prof. Sunseri, deceduto qualche tempo fa.

    L'altro libro delle poesie in dialetto, non riesco a trovarlo, per via del trasloco. Ho ancora 20 scatoloni da aprire e non so più quante mensole devo ancora aggiungere........

    [SM=g27994]








    In effetti facevo riferimento ad un'altra raccolta di poesie dell'Elia con prefazione del Di Marco e Leoluca Orlando.
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    Re: Re: Re: Re:
    csssstrinakria, 14/05/2009 15.12:




    In effetti facevo riferimento ad un'altra raccolta di poesie dell'Elia con prefazione del Di Marco e Leoluca Orlando.



    E che dire della prefazione di Leonardo Sciascia su Buttitta ("Io faccio il poeta")?



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    Re: Re: Re: Re: Re:
    parliamonepino, 14/05/2009 15.32:



    E che dire della prefazione di Leonardo Sciascia su Buttitta ("Io faccio il poeta")?







    Mi sembrano "pagine ingiallite dal tempo".
    Anche se non condivido alcune scelte "ideologiche" di Sciascia, condivido quello che ha scritto "do' Zu' 'Gnaziu".



    Purtroppo la stupidità degli esseri umani non ha confini. Qualcuno ha violato la mia password su Youtube e ha cancellato la poesia di Buttitta, inserendo al suo posto un assolo di chitarra.
    Che dire?
    Al di là del cielo non sappiamo cosa c'è. Sotto questo cielo, invece sappiamo che esistono anche persone senza spirito.


    [SM=g7364]
    [Modificato da csssstrinakria 17/09/2012 15:55]
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    Il libro "La Tua Parola è Verità", 50° anniversario della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture è possibile acquistarlo scrivendo una mail al Centro Studi Storico-Sociali Siciliani.
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