Cilicio e spiritualità

F.Delemme
00martedì 30 dicembre 2014 14:21
"La mortificazione della carne"

Luigi IX re di Francia lo portava. Tommaso Moro, quando in gioventù studiava legge, indossandolo riuscì per diversi mesi a rimanere sveglio 19-20 ore al giorno. Anzi, si dice che l’abbia portato quasi tutta la vita. E quando Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury, fu assassinato nell’omonima cattedrale, si scoprì che lo indossava sotto le vesti. Cosa avevano in comune questi personaggi? Praticavano la mortificazione della carne portando il cilicio.
Il cilicio era un indumento ruvido di pelo di capra che veniva indossato direttamente sulla pelle e causava irritazione ed escoriazioni molto penose. Inoltre si trasformava facilmente in un ricettacolo di pidocchi. Si dice che Tommaso Becket indossasse questa veste, con brache dello stesso materiale, finché “brulicava di parassiti”. Dopo il XVI secolo l’indumento di pelo di capra cominciò a essere sostituito da una cintura di fil di ferro con delle punte rivolte all’interno. Questo tipo di cilicio era ancora più penoso.
Secondo un’opera di consultazione, lo scopo del cilicio, come di altre forme di mortificazione, era quello di “soggiogare la carne ribelle per favorire un atteggiamento e un modo di vivere più spirituali”. Si sa che fu usato non solo da asceti, ma anche da laici, inclusi personaggi di alto rango. In alcuni ordini religiosi è tuttora in uso.
Portare il cilicio o imporsi delle privazioni rende persone spirituali? No, la spiritualità non dipende da simili pratiche. In effetti in un’occasione l’apostolo Paolo condannò “un severo trattamento del corpo”. (Colossesi 2:23) La vera spiritualità si consegue piuttosto ricercando la conoscenza di Dio con il diligente studio della sua Parola e mettendo in pratica questa conoscenza nella propria vita.
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csssstrinakria
00martedì 30 dicembre 2014 15:04

Dan Brown nel suo romanzo "Il codice Da Vinci" al cap 2 pag. 23 ci presenta uno spaccato della mortificazione corporale.
Il personaggio è un monaco albino di nome Silas. Dopo aver compiuto quattro omicidi Silas dice: "Devo purgare la mia anima dei peccati di quest’oggi".
Il narratore spiega che: "I peccati da lui commessi avevano uno scopo santo. Le azione di guerra contro i nemici di Dio si effettuavano da secoli. Il perdono era assicurato" [SM=g27993]
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