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Le direttive del papa ex cathedra

Ultimo Aggiornamento: 10/03/2011 14:57
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08/03/2011 09:46

e il Nome di Dio

Dell'infallibilità del papa se ne parla spesso. Come le dottrine della chiesa cattolica di fattura umana Trinità; Maria Madre di Dio; Assunzione di Maria, si tratta di un dogma o di un princìpio fondamentale della chiesa cattolica. Che poi il dogma sia il risultato di convinzioni umane e filosofiche, per la chiesa nulla cambia, si tratta sempre di affermazioni che derivano da una rivelazione di Dio.
I dubbi sono legittimi, conoscendo i retroscena di alcuni dogmi diventati dottrine fondamentali della chiesa cattolica. Più che rivelazione di Dio è giusto parlare di altro.
Filippo ha presentato un documento del papa che obbliga nella liturgia e non solo, la sostituzione del Tetragramma YHWH, Sacro nome di Dio.
Chi ha letto il documento ha capito che la chiesa sotto l'influenza della "tradizione" ha preferito cancellare del tutto il Nome di Dio sostituendolo con altri che fanno riferimento a Gesù.
Si certo, il solito cattolico che non riconosce i cattolici ed è alla ricerca della sua chiesa, promotore di discussioni chilometriche capziose e senza materia grigia, è pienamente d'accordo su questa sostituzione. Non mi meravigliano i commenti di alcuni forumisti che lo ringraziano per aver "chiarito il punto" smascherando i testimoni di Geova accusati di aver manipolato questo documento.
Innanzitutto permettetemi dire che questa gente, sempre in malafede, non ha capito nulla, continua a non capire nulla e scrive a vanvera. Se il loro idolo è questo, non discuto la scelta ma si abbia la decenza di starsene zitti, poi, ognuno sceglie i modelli che si merita.

Notiamo che il documento a cui si fa riferimento è di una ipocrisia macroscopica, si afferma infatti che "Riguardo al Nome di Dio i traduttori devono usare la più grande fedeltà e rispetto".
Per il papa e i cattolici la fedeltà e il rispetto si sposano con l' ELIMINAZIONE del Sacro Nome di Dio dalla liturgia. Sacro Nome che DIO SI È DATO.
Naturalmente non condividiamo le argomentazioni e le scelte dell'ordine papalino anche perché l'intenzione è quella di togliere a Dio (YHWH il Padre) per dare a Cristo (Signore il Figlio). Lo si nota da questo passaggio della lettera: "L'attribuzione di questo titolo a Cristo Risorto corrisponde esattamente alla proclamazione della sua divinità". È chiaro l'intento del papa a favore del dogma Dio=Gesù col chiaro intento di identificare il Padre con il Figlio e di esaltare la divinità di Cristo.
Ed è chiara l'argomentazione di quel venditore di parole che afferma cose mai provate. Per lui è una moda e una malsana abitudine aver usato il Sacro Nome di Dio, pertanto trova le parole del papa pane per i suoi denti (quando però il papa lo bacchetta su l'omosessualità, il papa non rappresenta la chiesa... e lui se ne frega).
Lascio all'oblio le farneticazioni offensive sul Sacro Nome di Dio pronunciate da questo cattolico del comodo, stendendo un velo pietoso su coloro che si lasciano abbindolare da individui del genere.
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10/03/2011 14:57


Ho cinque minuti da perdere e li sciupo rispondendo alla mail di un venditore di parole.
Innanzitutto non credo capisca molto di satira, altrimenti avrebbe capito il senso della discussione. Il papa ex cathedra è infallibile e in questo caso abusa della sua autorità pur non "legiferando" sotto lo "spirito santo cattolico".
Il "filologo" si arrampica sugli specchi giocherellando con le parole. Il documento fa riferimento ad una DIRETTIVA del papa in ACCORDO con la Congregazione per la Dottrina della Fede. Quindi, se avesse avuto un po' di intelligenza avrebbe capito che in questo caso non c'entra nulla l'infallibilità del suo papa ma una DIRETTIVA non si può ignorare come ben evidenzia lo scritto: "Alla luce di quanto esposto, "DOVRANNO ESSERE OSSERVATE LE SEGUENTI DIRETTIVE...".
Questo individuo somiglia più a Vanna Marchi che ad un filologo.
Ritengo solo "fuffa" quello che scrive ed è evidente che è lui che non sa leggere e non noi.

Le sue non sono argomentazioni ma presunzioni a cominciare da questa sua bestemmia: "È la Bibbia che NASCE dalla chiesa cattolica perché è una sua invenzione".
Questo tizio non c'è con la testa. Fare NON significa catalogare, quindi "Vanna Marchi" spreca il suo fiato e si arroga un diritto mai attestato.

È accertato che il primo cristianesimo si corruppe per vari motivi e che con i concili vennero approvate molte dottrine settarie, fino al momento minoritarie. Così quel cristianesimo corrotto divenne chiesa di stato che schiacciò di fatto tutte le altre chiese. Quindi aver catalogato libri già attestati, (ricordiamoci che i Vangeli erano autoritativi, perciò catalogati e fintanto che anche un solo libro era catalogato in modo inequivocabile nel primo o secondo secolo, allora è certo che il canone così come ce lo abbiamo non può essere merito della chiesa cattolica) insieme ad altri non riconosciuti dalle chiese diverse da quella cattolica, è dimostrazione che questa chiesa si catalogò i libri già attestati ed altri che per evidenti contraddizioni con il messaggio uniforme non furono accettati.
È interessante un passaggio presente nel libro di B. Metzger "Il Canone del Nuovo Testamento, Paideia, Brescia, 1997" a pag. 248:
"Detto altrimenti, in luogo di sostenere che certi libri erano accidentalmente accolti nel canone del Nuovo Testamento e altri ne erano accidentalmente esclusi - fosse l'esclusione dovuta all'attività di individui o sinodi o concili -, risponde maggiormente al vero affermare che certi libri si esclusero da se stessi dal canone".
Pertanto, i libri che noi riconosciamo, sono stati catalogati in base a criteri che rimandavano alle scelte fatte nel I secolo EV, quindi l'argomentazione di Polymetis è priva di fondamento.
Il tentativo maldestro di questa persona è evidente, vorrebbe farci credere che l'assenza del canone lasciava gli ebrei senza nessuna Sacra Scrittura, cosa del tutto falsa perché i primi cristiani accettavano come ispirate le Sacre Scritture disponibili a quel tempo.
Pertanto nel IV secolo non c'è stato nessun "parto biblico", nessuna nascita. Per questo venditore di parole dovremmo attribuire ad un semplice bibliotecario la paternità di una legislazione esistente e riconosciuta da tutta la comunità esistente prima di allora.

Che il tizio in questione non sappia leggere e di conseguenza non capisca lo si evince da un altro suo passaggio: "si illude che attaccarmi sul privato faccia crescere le sue quotazioni". Dove starebbe questo attacco sul privato? Poverello, la riflessione nasce spontanea quando afferma di essere d'accordo col papa sull'eliminazione del Nome di Dio ma non lo è quando il papa si schiera contro l'omosessualità. Questo sarebbe un attacco personale? Probabilmente s'è laureato di notte e con la nebbia fitta. La mia è una semplice considerazione dell'ipocrisia di certi cattolici "del comodo" (è un'espressione idiomatica diversa da "di comodo").
Afferma che nessuno ha saputo controbattere sull'argomento "omosessualità" e che ha avuto ragione su tutti i fronti.
Ora "Vanna Marchi" vorrebbe venderci altra "fuffa". Le argomentazioni presentate da questo tizio non hanno dimostrato nulla. Ha semplicemente tagliato il pelo in mille parti ha accatastato milioni di parole citando questo e quello, ma di fatto ha chiuso gli occhi sulla condanna dell'omosessualità nella Bibbia. "Uomini che giacciono con uomini", grandi o piccoli che fossero, sempre di omosessualità si tratta. Che non fosse conosciuto il termine è ininfluente, noi che non siamo filologi non guardiamo al termine ma ALL'AZIONE. L'azione omosessuale è condannata dalla Bibbia.
Davanti ad un morto, "Vanna Marchi" affermerebbe che non è morto perché il termine non esiste, direbbe che è senza vita, che non respira, ma non affermare che è morto.
Ora se vuole capirlo, bene, diversamente, vada a sciorinare la sua biancheria altrove. Non possiamo considerarlo un filologo, semmai un corruttore della lingua parlata e scritta. Le manifestazioni di chi è fobico sono le stesse di questo individuo, ciò ci autorizza a dedurre che....
Sulle gratuite offese alla nostra Organizzazione ed ai testimoni di Geova in genere, sorvolo, non rispondo a chi della propria bocca ne fa una greppia.
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