Rivolgendosi ai Romani, con passione pazienza e dedizione, Paolo, basando i suoi interventi sulle Scritture, cita il Salmo 32:2 letteralmente:
"Felice è l’uomo al quale
Geova non attribuisce errore,
E nel cui spirito non c’è inganno."
Paolo lo riporta parola per parola come è presente nella versione "LXX" nella lettera ai Romani cap. 4 vers. 8:
"felice l’uomo al quale
Geova non attribuisce peccato”.
Come sappiamo, la LXX riporta il nome divino in lettere ebraiche. Paolo non avrebbe potuto ignorarlo per il semplice fatto che si vantava di far parte della nazione d'Israele. Sulla strada di Damasco fu convertito da una voce che si rivolgeva a lui in ebraico. Non poteva che conoscere ed impiegare il nome divino ebraico.
La nostra Traduzione, ancora una volta concorda con la LXX in modo rimarchevole. Quelli che traducono in modo diverso, eliminando il nome divino, hanno alterato i testi.
Chi sono i manipolatori della Bibbia?