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Testimoni di Geova: Risposte a Domande
 
 
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Mi presento ufficialmente

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2009 14:54
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29/01/2009 14:54

Re: Re: Re:

Stefania:

Non sono d'accordo al 100x100. Credere e fare una scelta religiosa non vuol dire chiudere gli occhi alla realtà. Se il credente è cosciente di questo, e deve esserlo, dialogherà col le realtà diverse e trarrà le sue conclusioni.
Non ci siamo autocreati, qualcuno l'ha fatto per noi, quindi è giusto che si renda conto a questo qualcuno. Naturalmente parlo dei credenti.




Tutto abbastanza scontata la tua risposta. Per me è difficile farti pensare diversamente ... come dicevo le convinzioni rappresentano le verità di ciascuno senza l'ombra del dubbio, almeno apparentemente.
Tu non sei l'eccezione.
Cos'è LA REALTA' PER TE?
Cosa significa "dialogare con realtà diverse"?
Non è questione di parlare dei credenti, perchè i credenti hanno la stessa struttura pensante dei non credenti, non c'è differenza, se non nell'organizzare i pensieri e le azioni.
Il credente dice di sapere, ma non può provare...la sua resta fantasia.
Il non credente ignora, o, se vuoi, dice di sapere solo ciò di cui sa, perchè, se non sapesse, quali mezzi avrebbe per saperne?
La fede mi dice che io dovrei credere senza interrogarmi, punto e basta. Se, però, io non mi interrogo, a che serve la mia libertà di pensiero?
A questo punto potrei credere come attendibile tanto cappuccetto rosso, quanto un qualunque totem degli aborigeni australiani, quanto il detto "in hoc signo vinces" o che a Civitavecchia una statua ha lacrimato sangue, l'esitenza dell'anima etc. etc..
Non avrei nessun modo per conoscere l'insondabile, che, perciò, proprio perchè insondabile, non potrebbe che confinarsi nel tutto e nel nulla...posso spiegare l'insodabile in mille modi diversi, nessun potrebbe oppormi un unico modo corretto, perchè non esisterebbe.



E' giusto non imporre la propria fede, semmai si propone. I testimoni di Geova non impongono ma propongono.



Perfetto, ognuno è tentato a proporre le proprie verità, non solo, ma tentato anche a persuadere con argomenti apparentemente convincenti.



Se uno si ricrede, non dobbiamo etichettare la nostra Congregazione di discriminazione o di intolleranza.



Intendi dire che è un dato di fatto la discriminazione e l'intolleranza nel caso uno si ricredesse?


Semmai sarebbe giusto tenere conto della persona ma anche di Dio. Dove finisce l'obbligo del credente e dove inizia il rispetto per le norme divine. Mentre il rispetto per le norme divine è contemplato fin dall'"inizio" della creazione, alcune leggi sulle questioni dei diritti degli individui sono il frutto di esperienze umane pronte ad essere sostituite secondo l'umore di chi le propone.



Tu parli di norme divine, ma non sei in grado di dimostrarne la provenienza.
Diamo un attimo per scontato che ne conosciamo la provenienza.
Come faccio io oggi a sapere le intenzioni insite in quelle norme?
Chi le traduce da quei tempi a questi tempi?
Convieni che sulle interpretazioni si naviga nel profondo rosso?
Per poter interpretare in un certo modo devi fidarti dell'interprete.
A decidere a chi dar fiducia dovresti essere tu.
Ma tu con che criterio accetti un interprete piuttosto che un altro?
In base a chi ti persuade meglio?
Come faccio io a sapere che chi ti persuade meglio è quello che interpreta correttamente?
Mi pare ovvio che tu, scegliendo l'interprete, ti rendi responsabile di questa scelta, che diventa la tua.
Se la scelta è tua va da sè che tu mi stai proponendo una tua opinione, non l'opinione per eccellenza.
In prigione si dice che Galileo Galilei, stringedo nel pugno le sbarre, con lo sguarda rivolto al cielo, dicesse:
"Perchè mai io dovrei prestare fede nella fede altrui?"
In fondo è questo: si richiede all'altro di prestar fede nella tua fede che tu hai scelta giudicandola corretta basandoti sulla fede altrui, che a sua volta etc. etc.
Questo discorso vale per ogni credente: il cattolico assume il papa, il mussulmano assume l'imam, l'ebreo il rabbino, il protestante il pastore ecc. ecc.

Ma la fede in che modo è identica a sè?
In nessun modo, resterà sempre e solo un'interpretazione dell'interpretazione di interpretazioni.

Con questo non sto dicendo che ciò che tu intendi per norme divine siano da scartare, ma mi chiedo in che modo una tua interpretazione possa aver valore maggiore degli accordi internazionali su ciò che sono per tutti i diritti umani fondamentali.
Esiste il diritto di scegliere, ma anche di rifiutare.
Per il cattolico ed in genere per i religiosi esiste il diritto di scegliere, ma non altrettanto il diritto di rifiutare.
Per molti credenti il rifiuto costa caro, anzi carissimo.
Perchè?
Perchè lo dice la personale fede di ogni credente al mondo?



Pertanto, se le due cose si dovessero scontrare, sarebbe giusto esaminarle e confrontarle nel rispetto reciproco.



E' da una vita che si tenta di pervenire a conclusioni come queste.
La difficoltà, mi pare, sta solo nei credenti, per il resto degli altri tutto è pronto per il confronto reciprocamente rispettoso.

Devo rilevare intanto un'apertura per gli "ex" (si fa per dire) da parte del vs forum...cosa non da poco ed indifferente.
E' senz'altro una conquista.
Se lo fate per vostra personale scelta o per i dettami che vi giungono dall'alto non lo so, ma so che, a ragion veduta, c'è una sorta di cambiamento.
Questo vi onora e opera per la pacificazione ... ci si augura che il cambiamento sia esteso ad ogni realtà religiosa e si ponga finalmente fine ad un operato che nei secoli ha creato milioni di vittime innocenti.
Che un capo religioso oggi mi chieda scusa, a che ed a chi serve?
Non certo per chi ha subito nel passato.



Non siamo noi che offriamo il paradiso. E' una speranza biblica offertaci da Dio. Nessuno è obbligato a crederci. Noi siamo convinti della serietà della proposta fattaci da Dio "Se ubbidisci, bene; se disubbidisci, male."



Lo so che non siete voi, ma in realtà siete voi.
L'avete trovato scritto e l'avete pubblicizzato, senza troppo preoccuparci di interrogare, fino alle estreme conclusioni, l'intero iter che vi ha portati a credere.
Credo che a nessuno dispiaccia un paradiso, ma porlo dal punto di vista dell'asservimento del pensiero e non dal punto di vista della libera accettazione o libero rifiuto, non è una cosa che piace.
E' lo schema di ogni istruzione religiosa:
Io so che cos'è per te il bene ed il male.
Se tu scegli il bene e segui la mia guida ti andrà bene.
Se tu scegli ciò che io considero male saranno affaracci tuoi.
Tu puoi scegliere, ma per vivere non hai che una sola scelta.

Come dire che non scegli.


Ma chi dice che credere in Dio significa rinunciare alla libertà di pensiero? Se nasco in Italia devo ubbidire alle leggi italiane. La mia libertà di pensiero è "controllata" dalle istituzioni.
Accuseresti lo Stato di discriminazione e di intolleranza se ti proibisse di offendere il presidente della repubblica?





Non ho detto che credere in Dio significa rinunciare alla libertà di pensiero. Ho detto qualcosa di diverso.
Ho detto che autorizzare terzi "interpreti" a scegliere per me è rinuncia alla libertà di pensiero.

Sì, accuserei "lo Stato di discriminazione e di intolleranza se (mi) proibisse di offendere il presidente della repubblica?"

Che poi lo Stato sia, di fatto, più forte e capace di far rispettare una norma votata dai più è una questione diversa.
Io posso, se voglio, offendere, ma a seconda se vivo in uno stato o un altro, sarò chiamato a rispondere o meno.
Naturalmente se uno offende senza ragione alcuna c'è qualche cosa che non funziona in lui ... bisognerà avere pazienza.

Se invece si offende a ragion veduta si andrà a discutere su quelle ragioni dinanzi ad arbitri, ognuno impostando la propria difesa.
Anche un presidente è chiamato a rispondere ed è un normalissimo cittadino, in assoluto stato di parità con il più umile ed insignificante dei cittadini...nulla di più.


Buona giornata [SM=g7258]

Pyccolo






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