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Testimoni di Geova: Risposte a Domande
 
 
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Salmo 110:1 TNM e CEI

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2013 17:35
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08/05/2008 11:42


Posto una mia discussione, del 2007, con contraddittorio, che reputo molto interessante.
La mia osservazione è la seguente (le mie controrisposte sono in grassetto):

La CEI così traduce il Salmo 110:1 - Oracolo del Signore al mio Signore: «Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi».

La TNM così traduce: Espressione di Geova al mio Signore: siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi.
Certo, la CEI rende chiaro che il Signore si rivolge al Signore (?!)
Vero, nella Bibbia abbiamo due Signori. Uno è il Signore, mentre l'altro è il Signore. Chiarissimo. Il Signore si guarda allo specchio e parla al Signore.


Contraddittorio:
Le-David mizmor neum ADONAY (YHWH) ladoniy shev
liymiyniy av-ashit oye-veka havom le-ragleyka.

Il primo è il tetragramma, che viene pronunciato SIGNORE, quindi ADONAY.
Il secondo è ladony, ovvero "al mio ADONAY"...cioè SIGNORE.

La Settanta traduce:

To Dauid psalmòs. E?ipen ho kurios to kurio mou kathou ek dexion mou, heos an tho tous ekhthrous sou hupopodion ton podon sou.

Il primo è HO KURIOS, cioè il Signore.
Il secondo è to KURIO MOU, quindi "al mio Signore".

La traduzione della CEI, che non traduce mai il tetragramma ma lo rende, come fa la tradizione ebraica, con SIGNORE...non traduce, quindi, in maniera errata o fuorviante.

Anche Gesù stesso fa riferimento al Signore che dice al mio Signore"...
Infatti troviamo scritto nella citazioni evangeliche e negli Atti degli Apostoli:

Matteo 22:44 Eipen kurios tôi kuriôi mou,
Kathou ek dexiôn mou
heôs an thô tous echthrous sou hupokatô tôn podôn sou?

Marco 12:36 autos Dauid eipen en tôi pneumati tôi hagiôi,
Eipen kurios tôi kuriôi mou,
Kathou ek dexiôn mou
heôs an thô tous echthrous sou hupokatô tôn podôn sou.

Luca 20:42 autos gar Dauid legei en biblôi psalmôn,
Eipen kurios tôi kuriôi mou,
Kathou ek dexiôn mou
Luca 20:43 heôs an thô tous echthrous sou hupopodion tôn podôn sou.

Atti 2:34 ou gar Dauid anebê eis tous ouranous, legei de autos,
Eipen [ho] kurios tôi kuriôi mou,
Kathou ek dexiôn mou
Atti 2:35 heôs an thô tous echthrous sou hupopodion tôn podôn sou.

...ergo, non è furoviante la traduzione CEI...soprattutto alla luce delle citazioni del Nuovo Testamento e del significato che Gesù attribuisce al salmo.

Inoltre non è sbagliata nemmeno la traduzione che ne fa la TNM (visto che il primo è il tetragramma ed il secondo è "il mio Signore"...e non c'è una precisa allusione esegetica, ma cristianamente "chi siede alla destra di Dio è Gesù"), il problema è che Gesù voleva proprio giocare su quel "gioco di parole" SIGNORE-SIGNORE...

Infatti se si legge si comprende benissimo:

Matteo 22:42 «Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide».
Matteo 22:43 Ed egli a loro: «Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:
Matteo 22:44 Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?
Matteo 22:45 Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?».
[SM=x1061966] No all'ipocrisia e alla diffamazione. Tolleranza zero.
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    08/05/2008 11:48

    Mi sta bene la risposta "Inoltre non è sbagliata nemmeno la traduzione che ne fa la TNM (visto che il primo è il tetragramma ed il secondo è "il mio Signore"..."
    La mia osservazione verteva su un esempio che conferma i seguenti punti:
    1-In genere i due "Signori" vengono accuratamente distinti.
    2- A Geova viene sempre dato il primo posto, con l'aggiunta di titoli descrittivi quali Padre e Onnipotente.
    3- L'uso del nome Geova in un numero così elevato di passi della TNM elimina qualsiasi confusione possibile su quale sia il "Signore" a cui ci si riferisce ogni volta, aiutando il lettore a comprenderlo in modo chiaro.
    4- Gesù Cristo é anche identificato da altri titoli, quali il Figlio o l'Agnello, oltre a Signore, ed è sempre in completa armonia con suo Padre, Geova. Con questo retroterra, siamo ora in grado di rimediare alla confusione delle altre traduzione. La CEI, onestamente non mi pare faccia chiarezza. Un principio saliente che gioca un ruolo importante nel metodo di traduzione è quello di assegnare un'unica parola o frase inglese (o italiana) a ciascuna parola originale ebraica o greca, laddove il contesto ed il significato della parola lo consentano. Avendo chiarito questo, credo che alcuni abbiano un forte pregiudizio teologico, condannando immediatamente tutte le versioni realizzate dai Testimoni di Geova.


    Contraddittorio:
    Indubbiamente, visto che si sta parlando di due Persone distinte in qualsiasi ipotesi si stia parlando.
    Sia quella puramente ebraica che, nel secondo Signore, difficilmente prefigge una visione trinitaria o relativa a divinità di grado inferiore...
    Sia quella trinitaria che trova perfetta concordanza con la Signoria del Padre e del Figlio.
    Sia quella Geovista poichè può vedere in Geova Dio e nel secondo Signore una divinità a Lui relativa.

    2- A Geova viene sempre dato il primo posto, con l'aggiunta di titoli descrittivi quali Padre e Onnipotente.

    E' una discussione un po' troppo generalizzata a mio parere...
    Non credo ci siano altri casi particolari come questo nel quale si parla di YHWH e di ADONAY in questa modalità.
    Anche "adonay" (il secondo) espresso in questa maniera, in verità, ha tutte le caratteristiche per essere una "nominazione" di YHWH (non sempre viene usato il tetragramma quando ci si riferisce a YHWH).

    3- L'uso del nome Geova in un numero così elevato di passi della TNM elimina qualsiasi confusione possibile su quale sia il "Signore" a cui ci si riferisce ogni volta, aiutando il lettore a comprenderlo in modo chiaro.

    Sicuramente indicare la presenza del Tetragramma è importante.
    In diversi punti la TNM è una buona traduzione.

    Il fatto è che spesso le citazioni evangeliche sono appositamente forzate.
    Cioè la stessa citazione che fanno i Vangeli relativamente all'Antico Testamento ha già un forte elemento interpretativo.
    Il primo esempio che mi viene in mente è quell'ALMAH che viene tradotta con PARTHENOS...e tale termine viene poi utilizzato per evidenziare la concezione verginale di Gesù...che in Isaia certo non si voleva manifestare.

    In questo caso siamo di fronte ad un esempio simile, secondo me...l'accostamento KURIOS...KURIOS non è buttato lì a caso dai Vangeli.
    Se la TNM non tiene conto di queste cose si perde un elemento esegetico abbastanza importante.
    Un chiaro parallelismo che, evangelicamente, non può essere inteso come una "confusione".
    Nei Vangeli non si fa, infatti, netta distinzione fra il primo KURIOS ed il secondo KURIOS....come pure nella Septuaginta.

    Inoltre ci sono quei casi particolari nei quali la cristologia geovista orienta la TNM verso scelte che escludono la divinità di Gesù...
    Alcune sono veramente arbitrarie ed al posto di fungere da elemento "chiarificatore", come affermi tu...divengono elemento "orientatore"...che in una traduzione non è mai una bella cosa.

    4- Gesù Cristo é anche identificato da altri titoli, quali il Figlio o l'Agnello, oltre a Signore, ed è sempre in completa armonia con suo Padre, Geova. Con questo retroterra, siamo ora in grado di rimediare alla confusione delle altre traduzione. La CEI, onestamente non mi fare faccia chiarezza. Un principio saliente che gioca un ruolo importante nel metodo di traduzione è quello di assegnare un'unica parola o frase inglese (o italiana) a ciascuna parola originale ebraica o greca, laddove il contesto ed il significato della parola lo consentano. Avendo chiarito questo, credo che alcuni abbiano un forte pregiudizio teologico, condannando immediatamente tutte le versioni realizzate dai Testimoni di Geova.

    Anche Dio Potente, Immanu-EL, ed anche con altri titoli propri esclusivamente di YHWH.
    La questione non è affatto così "semplice".

    E' difficile parlare però di "confusione delle altre traduzioni", poichè la traduzione stessa è interpretazione.
    Guarda solo alla Septuaginta...che traduce una lingua così povera di vocaboli come l'ebraico (circa 500), con una lingua relativamente più moderna e assai più specifica come il greco (credo circa 24.000 vocaboli).
    Inevitabilmente si hanno perdite di significato da una parte e convergenze dall'altra.

    E la Septuaginta è una base quasi imprescindibile se si guarda al Nuovo Testamento.

    Questi sono problemi importanti per chi è "sola scriptura" e non segue un Magistero....e quindi si trova personalmente a dover fare esegesi sui testi tradotti...
    Ma a questo punto per fare esegesi biblica non basterebbe nemmeno avere i testi in lingua originale e conoscere la lingua stessa.

    L'esegesi biblica, infatti, deve tenere conto di molti altri elementi quali: contesto storico-culturale, genere letterario dei libri, ecc..
    Quindi prevede un bagaglio culturale assai ampio e completo.
    Ed anche con tale bagaglio si rischia di fraintendere...

    Anche l'eccesso di letteralismo può giocare brutti scherzi in una traduzione...
    Anche se il principio può essere corretto, bisogna ricordarsi che la traduzione deve risultare comprensibile...
    La TNM a volte soffre di eccessi di letteralismo che la rendono molto complessa.

    Tale complessità, paradossalmente, la può rendere una traduzione peggiore (inoltre, come già detto, se si fa esegesi non basta una traduzione...).

    In generale la TNM non è una cattiva traduzione...il problema è che in diversi punti la dottrina orienta la stessa fino al punto di omettere ed aggiungere. E questo, ahimè, è innegabile.

    La CEI non è una traduzione perfetta...ma non soffre degli eccessi di letteralismo e non ha omissioni ed aggiunte.

    Ribadisco, però, che ci si trova sempre di fronte a delle traduzioni...e l'esegesi si fa sui testi in lingua originale.
    La CEI non nasce per farci sopra esegesi biblica.
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    08/05/2008 14:08

    Anche Dio Potente, Immanu-EL, ed anche con altri titoli propri esclusivamente di YHWH.
    La questione non è affatto così "semplice".


    Certo non è semplice. Non dimentichiamo che i nomi incorporanti Dio, non erano poco comuni, né rendevano divini chi li portava. I nomi di questo tipo indicano l'evento divino associato alla vita dell'individuo che lo possiede. Ecco che nasce l'orientamento. La TNM segue un metodo di studio che fa vedere la Bibbia come un tutt'uno o, per usare le parole di M.Dunnett, in "circoli contestuali" che si espandono sempre più dal contesto immediato a quello del libro, e quindi all'intera Bibbia, facendo sempre in modo che non si contraddica in alcuna delle sue parti, e consentendo la diversità di importanza dei testi."

    E' difficile parlare però di "confusione delle altre traduzioni", poichè la traduzione stessa è interpretazione.
    Guarda solo alla Septuaginta...che traduce una lingua così povera di vocaboli come l'ebraico (circa 500), con una lingua relativamente più moderna e assai più specifica come il greco (credo circa 24.000 vocaboli).
    Inevitabilmente si hanno perdite di significato da una parte e convergenze dall'altra.
    E la Septuaginta è una base quasi imprescindibile se si guarda al Nuovo Testamento.
    Questi sono problemi importanti per chi è "sola scriptura" e non segue un Magistero....e quindi si trova personalmente a dover fare esegesi sui testi tradotti...
    Ma a questo punto per fare esegesi biblica non basterebbe nemmeno avere i testi in lingua originale e conoscere la lingua stessa.
    L'esegesi biblica, infatti, deve tenere conto di molti altri elementi quali: contesto storico-culturale, genere letterario dei libri, ecc..
    Quindi prevede un bagaglio culturale assai ampio e completo.
    Ed anche con tale bagaglio si rischia di fraintendere...


    La TNM non ignora "qualsiasi regola di esegesi biblica", ma usa di continuo tali regole. Una regola seguita dal comitato di traduttori della TNM, è tener conto di ciò che richiede il contesto. Si prenda il caso del greco Biblion, per il quale la parola scelta è "rotolo", che compare 26 volte nella TNM, ma che è stata tradotta due volte anche col termine "certificato" (Matteo 19:7; Marco 10:4) e due volte con "libro" (Ebrei 9:19; 10:7). Questo tiene in considerazione il più ampio significato di "documento scritto, rotolo, libro". Pertanto, il contesto, nella TNM è sempre attentamente considerato. Si può dire altrettanto delle altre traduzioni? Orientamento o coerenza lessicale?

    Anche l'eccesso di letteralismo può giocare brutti scherzi in una traduzione...
    Anche se il principio può essere corretto, bisogna ricordarsi che la traduzione deve risultare comprensibile...
    La TNM a volte soffre di eccessi di letteralismo che la rendono molto complessa.
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    08/05/2008 15:32

    Parli di Emmanuele?
    L'esegesi di quei versetti di Isaia, alla luce del solo Antico Testamento lascia le cose alquanto in sospeso...poichè la sua realizzazione sembra incompleta.

    Risulta più chiara invece alla luce del Nuovo Testamento...
    Chi nascerà da Maria non riceverà il nome di Emmanuele (e qui fatica a stare in piedi la "teoria dei nomi incorporanti Dio"..chiamiamola così)...
    Di fatto verrà chiamato Gesù (semmai questo puoi farlo rientrare nella tua ipotesi...visto che puoi intenderlo come "Dio salva").
    Praticamente sarà l'EMMANUELE, cioè Dio (YHWH) con noi...
    La conclusione del Vangelo secondo Matteo, infatti, non è casuale:

    Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.(Matteo 28:20b)

    In ogni caso stavo dicendo che nelle profezie messianiche ed in espressioni veterotestamentarie che vengono riprese dal Nuovo Testamento, a Gesù vengono attribuiti appellativi esclusivi di YHWH.

    Se prendi infatti l'espressione di San Tommaso di fronte a Gesù: "ho kurios mou kai ho theos mou" è esattamente l'espressione che viene usata dalla Septuaginta per tradurre l'ELOHAY VADONAY del Salmo 35(34) (versetto 23):

    Il testo in ebraico:
    ha iyrah vehaqiysah lemispatiy elohay vadonay leriybiy

    Testo LXX:

    exegertheti kurie kai prosces te krisei mou ho theos mou kai ho kurios mou eis ten diken mou

    Testo di Giovanni 20:28:
    apekrithê Thômas kai eipen autôi, Ho kurios mou kai ho theos mou.

    Letteralmente, Tommaso, ha detto a Gesù: "ELOHAY VADONAY"...

    Giovanni 20:28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».

    Esattamente come nel Salmo che, letteralmente, suona così:

    Salmi 34:23 Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
    per la mia causa, mio Signore e mio Dio.

    E non era rivolto ad un Signore qualsiasi...ma a YHWH.
    E non è l'unico esempio...
    Infatti tale espressione è frequentissima.

    Un'altra espressione molto frequente e che la Septuaginta traduce con EGO EIMI è ANI-HU.

    Ani-hu è un termine che viene usato ESCLUSIVAMENTE per YHWH nell'Antico Testamento...e significa letteralmente "IO SONO LUI".

    L'EGO EIMI della risposta di Gesù alle guardie nel Getzemani ha valenza TEOFANICA:

    Giovanni 18:5 apekrithêsan autôi, Iêsoun ton Nazôraion. legei autois, Egô eimi. heistêkei de kai Ioudas ho paradidous auton met' autôn.
    Giovanni 18:6 hôs oun eipen autois,Egô eimi, apêlthon eis ta opisô kai epesan chamai.

    Giovanni 18:5 Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «EGO EIMI!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore.
    Giovanni 18:6 Appena disse «EGO EIMI», indietreggiarono e caddero a terra.

    E ci sta proprio bene con un bel ANI-HU:

    Giovanni 18:5 Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «ANI-HU!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore.
    Giovanni 18:6 Appena disse «ANI-HU», indietreggiarono e caddero a terra.

    ...giustamente indietreggiarono e caddero a terra.
    Non tanto perchè quella risposta (che probabilmente era in aramaico, quindi "ENA-NA") li avesse colti di sorpresa e spaventati (erano un manipolo di guardie armate...e la risposta se l'aspettavano visto che fu preceduta da una domanda e tutte le persone erano già le une di fronte alle altre...), quanto perchè quella era una vera e propria TEOFANIA, cioè una manifestazione di Dio all'uomo.

    Solo dopo, quando le guardie vedono che chi hanno davanti è un uomo, si rialzano e trovano il coraggio di arrestarlo.
    Ma di primo acchito...quello è YHWH che si manifesta loro.
    Il motivo di scandalo, cioè il fatto che DIO si fosse fatto uomo...e l'incredulità di fronte a tale verità, alla fine da il coraggio ai soldati di fronteggiarlo ed arrestarlo.

    Ovviamente sono esclusivamente ipotesi di traduzione...e nella Parola di Dio ce ne sono ben poche di cose chiare e scontate e non travisabili.
    Infatti, come dicevo...non è così "facile come sembra" la cosa.


    Ogni traduzione ha i suoi limiti e, come ho detto, dipende dalle finalità che le si vogliono dare.
    Se ci si vuol fare esegesi, per quanto possa essere buona una traduzione...è sempre, di per se stessa, già un'interpretazione.

    L'esegesi è da farsi, ove possibile, sui testi o copie originali e, come dicevo, non è sufficiente avere i testi e conoscere la lingua.

    Nelle lingue originali di Numeri 22:4 si trova il verbo "leccare" (-, lachak) e non "mangiare" o "divorare" come traducono alcune versioni.
    La TNM esprime bene l’idea che gli ebrei avrebbero consumato tutte le risorse del paese. Anche nella nostra lingua abbiamo un’espressione curiosamente simile: "leccare il piatto".
    Come traducono Green, Young, Chouraqui, Jewish Publication Society? Qualsiasi critica ad una particolare traduzione dovrebbe contenere almeno gli elementi linguistici della lingua di partenza per mostrare con metodo scientifico l’erroneità della versione nella lingua di arrivo. Voi che criticate però non evidenziate cosa dice effettivamente il testo greco o ebraico in questione; chiunque lo desiderasse può accertarsi di persona e scoprirà da solo che la TNM traduce semplicemente ciò che dice alla lettera il testo in lingua originale.
    [Modificato da F.Delemme 07/09/2012 13:24]
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    08/05/2008 15:34

    Non mi sembra che si sia negato la letteralità della traduzione o che si sia detto che fosse sbagliata.

    Come ti ho detto, dipende da che cosa se ne fa una persona della Bibbia.
    Credi che occulti qualcosa la seguente traduzione?

    "Ora questa moltitudine divorerà quanto è intorno a noi, come il bue divora l’erba dei campi" (CEI)

    Forse "divorare tutto quanto è intorno a noi" rende meno l'idea di "leccare l'erba intorno a noi"?

    A chi è rivolta la TNM?
    Come ti ho detto la traduzione deve tenere conto dei modi di dire, del contesto storico-culturale...
    In tal caso abbiamo quest'esempio lampante di quest'espressione tipicamente ebraica che nel nostro contesto non è comprensibile.

    Che cosa deve fare il traduttore? Deve renderla NON facendo risaltare tale espressione a noi incomprensibile...ma appunto "traducendola" nel nostro contesto in maniera che sia più comprensibile.

    Se uno pretende di fare esegesi sulla TNM, allora ci si trova di fronte ad un paradosso...
    Se uno vuol fare esegesi bibblica, infatti, non la farà sulla traduzione, ma sui testi originali...tenendo conto di ogni contesto.

    Ma se uno pretende di fare esegesi bibblica sulla TNM, allora è fuori strada...poichè, appunto, si trova davanti ad una traduzione, che è già l'interpretazione di qualcuno e non il testo in lingua originale.
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    08/05/2008 15:37

    Mi pare che lo stesso Delemme abbia esordito in questo thread fornendo un esempio di come la TNM faccia una scelta idonea (nelle intenzioni) a non generare confusione in chi legge, diversamente da come fa la CEI. Non capisco perchè non adottare lo stesso criterio anche nella traduzione di quel centinaio di altri passi dove l'eccesso di letteralità ha portato al paradosso e talvolta al grottesco.

    Sono pienamente d'accordo che la traduzione di certi versetti è alquanto "strana". Riconfermo quello che ho postato precedentemente. In più, ti posso assicurare che il comitato di traduttori "sta rivedendo" centinaia di versetti. Naturalmente la peculiarità della TNM resterà la stessa. Sarà data preferenza alla traduzione attuale con il riferimento a piè pagina delle varianti possibili. Così, alla traduzione letterale sarà affiancata una traduzione più comprensibile ai più.
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    08/05/2008 15:41

    E certamente il nome Geova non lo troveremmo neanche una volta.

    Non vorrei dare l'impressione d'essere patetico, ma ben 45 traduzioni in lingua inglese - dal 1653 (Henry Hammond, dotto studioso anglicano. Aiutò Brian Walton nella stesura della sua famosa Bibbia Poliglotta, e la sua Parafrasi del N.T.) al 1998 -Vivian Capel, grecista di Bristol, riportano il nome Geova. Certo, probabilmente erano tutti sotto l'influenza satanica o facevano uso di sostanze stupefacenti. C'è da dire che questi "ubriachi" avevano scoperto l'acqua calda. Nel 1100 circa, la forma Geova la troviamo nel Pugio Fidei di Martini, e fu utilizzata da Porcheto, Galatino, Lutero, Calvino e Tyndale. Una cosa è certa, se si scoprisse in modo inconfutabile la corretta pronuncia del nome, i Testimoni di Geova sarebbero felici di adottare tale forma. Non siamo dogmatici o ostinati riguardo al suo utilizzo, ma è inutile passare da una pronuncia errata ad una altrettanto errata.

    È interessante notare che quando uscì la TNM delle Scritture Greche Cristiane (1950) veniva indicato chiaramente quanto segue: "Non si conosce l'esatta pronuncia del nome. Tuttavia, pur riconoscendo il valore della pronuncia "Yahweh", il comitato di traduzione ha utilizzato la forma Geova a ragione della sua familiarità e poiché esso mantiene le quattro lettere originali del nome ebraico. Al tempo fissato da Dio, quando Egli rivelerà la corretta pronuncia del suo sacro nome, saremo felici di apportare l'esatta correzione. Credo che l'argomento "Nome di Dio" sia pretestuoso. È stato spiegato mille volte e altrettante volte viene ripescato. So che gli esegeti e i teologi sono pignoli, ma l'esagerazione è una branca dell'anatomia patologica.
    [Modificato da F.Delemme 01/09/2012 10:03]
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    08/05/2008 15:46

    In ogni caso non si intendeva sollevare la questione sulla pronuncia del Tetragramma...
    Quanto sulla letteralità della Traduzione del Nuovo Mondo in questo senso...

    Letteralmente dovrebbe essere ripreso il Tetragramma nella sua forma precisa YHWH o JHWH (a seconda della traslitterazione) o quantomeno, sempre su base degli insegnamenti rabbinici, lo si dovrebbe sostituire con adonay (Signore).



    Non sono d'accordo. Il problema starebbe nel come trasferire le varianti di YHWH da una lingua all'altra senza perdere nulla delle sfumature e delle implicazioni presenti nell'originale. L'Eterno è improponibile come traduzione di YHWH. D'altra parte, una parafrasi come il Signore, che viene utilizzata nei codici cristiani della LXX, nella Vulgata e nella maggior parte delle altre traduzioni, ed equivale all'usanza giudaica di leggere adonai, mio signore, é inaccettabile perché sostituisce il vero con il falso. YHWH è un nome, non un titolo.
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    08/05/2008 15:49

    Può passare il fatto che una traduzione letterale non possa permettersi di tradurre il Tetragramma con adonai per le ragioni che hai espresso.

    La traduzione con l'Eterno, invece, non è improponibile poichè YHWH deriva probabilmente da una forma ebraica arcaica del verbo essere e potrebbe voler dire: "Colui che è", "Colui che esiste", "Colui che fa esistere", "Colui che mostrerà di esistere", "L'Esistente", "L'Essere", “L’Eterno”.


    Nel precedente post (non pubblicato) mettevo in risalto che "probabilmente" e "potrebbe" non rispondono esaustivamente alla mia asserzione.
    "Come qualsiasi altra traduzione del nome YHWH, la traduzione l'Eterno andrebbe rigettata. Ciò che si può consentire, una tantum, in caso di necessità, sotto forma di spiegazione, é alquanto inappropriato sotto forma di traduzione o regolare parafrasi. Il fatto che alcuni ambienti ebraici, a partire dal XVIII secolo, abbiano adottato l'espressione l'Eterno, non migliora certo le cose. Qui ci stiamo allontanando dai percorsi biblici. La straordinaria unilateralità di un tale nome astratto non sarà privo di influenze dannose per la teologia, la predicazione e la fede. La pienezza, la ricchezza e il vigore del nome YHWH, sempre fornite dal contesto in cui compare, andranno gradualmente perse, e al posto del nome vivente, la chiesa erediterrà, in seguito, un concetto inanimato." Questo è quanto scritto dal prof. Hellmut Rosin e da me condiviso.
    Oltre tutto, un altro esperto, il prof. K.H. Miskotte, aggiunge un'altra ragione: “Israele si riferisce all'azione che proviene da YHWH, a ciò che egli si impegna a fare...Pertanto la traduzione l'Eterno, é internamente impossibile ed è del tutto fuorviante".
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    08/05/2008 15:51

    Il Tetragramma è in stretta relazione con lo "eyeh asher eyeh".
    Tradurre con l'Eterno, quindi, non è affatto rigettabile per il senso stesso che ha il concetto di "traduzione".

    La Chiesa non fa esegesi e dottrina sulle traduzioni, ma sui testi in ligua originale...pertanto è assai difficile che venga perso il significato del Nome, del Tetragramma...
    Soprattutto alla luce della Patristica e della Traditio.

    Sono paure che può avere la WT, paure giustificate...
    Oppure il plurisfaccettato mondo protestante...ma la TRADITIO è nella Chiesa e non viene persa poichè la Chiesa è e sarà sempre la COLONNA E SOSTEGNO DELLA VERITA'.

    La posizione del mondo ebraico in tal senso è riassunta in quello che ho citato:


    Yahweh deriva probabilmente da una forma ebraica arcaica del verbo essere e potrebbe voler dire: "Colui che è", "Colui che esiste", "Colui che fa esistere", "Colui che mostrerà di esistere", "L'Esistente", "L'Essere", “L’Eterno”.

    Alcuni (Targum di Jonathan e Targum di Gerusalemme) sono convinti che YHWH sia una forma causativa imperfetta attiva (hiphil) del verbo essere (hayah): in tal caso la traduzione di Esodo 3,14 sarebbe “Colui che porta all’esistenza”, “Colui che realizza la promessa”, “Colui che fa essere”, “Il Creatore”.

    Secondo altri YHWH sarebbe invece una forma semplice imperfetta attiva (qal): la traduzione di Esodo 3,14 dovrebbe allora essere “Io sono quello che sono” (Vulgata), “Io sono colui che è” (Settanta), “Io sarò quello che sarò” (Aquila e Teodozione), “L’Eterno” (Versione Arabica) [2].

    Ed anche quella cristiana...

    Degna di nota è anche la testimonianza di Clemente Alessandrino (150-215 d. C.): lo scrittore cristiano ricorda infatti come il Santo Nome fosse composto di quattro lettere ebraiche, fosse riprodotto solo nel Sancta Sanctorum del tempio di Gerusalemme, si pronunciasse “Jahoué” e significasse “Colui che è e che sarà”
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    08/05/2008 15:55

    Il Tetragramma è in stretta relazione con lo "eyeh asher eyeh".
    Tradurre con l'Eterno, quindi, non è affatto rigettabile per il senso stesso che ha il concetto di "traduzione".


    Stabiliamo che Yahweh è un nome, non un concetto. Pertanto, dal punto di vista grammaticale, é un nome proprio. Come tale, esso denota una persona in quanto individuo, con tutto ciò che é connotato da personalità, vita e carattere. Questo è evidente nelle parole di Geova a Faraone riportate in Esodo 9:16, dove la rivelazione del suo nome ha lo scopo di diffondere la sua gloria in tutta la terra. Ciò ci porta ad una riflessione sul significato del nome. La frase Ehyèh Asher Ehyèh presente in Esodo 3:14 nella TNM è tradotta “IO MOSTRERÒ D'ESSERE CIÒ CHE MOSTRERÒ D'ESSERE. Notiamo che Ehyèh deriva dal verbo ebr. Hayàh, divenire; mostrare d'essere, o Io mostrerò d'essere. Qui non si fa riferimento all'autoesistenza di Dio, (cosa che lei propone. Ne' tanto meno alla frase Ehyèh Asher Ehyèh possiamo dare il senso stesso che ha il concetto di “traduzione”) ma a ciò che egli ha in mente di divenire nei confronti di altri. Per questo semplice motivo il termine Eterno è improponibile ed andrebbe rigettato.

    La Chiesa non fa esegesi e dottrina sulle traduzioni, ma sui testi in ligua originale...pertanto è assai difficile che venga perso il significato del Nome, del Tetragramma...
    Soprattutto alla luce della Patristica e della Traditio.


    Appunto, la Chiesa fa esegesi non sulle traduzioni ma sui testi a noi pervenuti. L'esegesi è l'interpretazione critica dei testi che ha uno scopo: la comprensione del significato originario. Su questa interpretazione non dobbiamo trascurare un principio saliente: la coerenza lessicale.

    Sono paure che può avere la WT, paure giustificate...
    Oppure il plurisfaccettato mondo protestante...ma la TRADITIO è nella Chiesa e non viene persa poichè la Chiesa è e sarà sempre la COLONNA E SOSTEGNO DELLA VERITÀ.


    Non credo che la WT abbia delle paure (a che scopo?). Diciamo che la TNM ha delle caratteristiche e un metodo di traduzione. Magari non condiviso, ma rispettabile.

    La posizione del mondo ebraico in tal senso è riassunta in quello che ho citato:
    Yahweh deriva probabilmente da una forma ebraica arcaica del verbo essere e potrebbe voler dire: "Colui che è", "Colui che esiste", "Colui che fa esistere", "Colui che mostrerà di esistere", "L'Esistente", "L'Essere", “L’Eterno”.


    Vedi sopra

    Alcuni (Targum di Jonathan e Targum di Gerusalemme) sono convinti che YHWH sia una forma causativa imperfetta attiva (hiphil) del verbo essere (hayah): in tal caso la traduzione di Esodo 3,14 sarebbe “Colui che porta all’esistenza”, “Colui che realizza la promessa”, “Colui che fa essere”, “Il Creatore”.

    Secondo altri YHWH sarebbe invece una forma semplice imperfetta attiva (qal): la traduzione di Esodo 3,14 dovrebbe allora essere “Io sono quello che sono” (Vulgata), “Io sono colui che è” (Settanta), “Io sarò quello che sarò” (Aquila e Teodozione), “L’Eterno” (Versione Arabica) [2].


    Ed anche quella cristiana...

    Degna di nota è anche la testimonianza di Clemente Alessandrino (150-215 d. C.): lo scrittore cristiano ricorda infatti come il Santo Nome fosse composto di quattro lettere ebraiche, fosse riprodotto solo nel Sancta Sanctorum del tempio di Gerusalemme, si pronunciasse “Jahoué” e significasse “Colui che è e che sarà”

    La questione è di lana caprina. Abbiamo scuole di pensiero diverse. Ne abbiamo discusso, ne discuteremo e ne discuteranno...
    [Modificato da F.Delemme 01/09/2012 10:08]
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    16/04/2013 17:35


    Quando si confrontano traduzioni "accreditate" come la CEI, facilmente scopriamo le manipolazioni.
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