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L'Osservatore Romano 26/06/1997

LA MADONNA È MORTA!
È quanto afferma Giovanni Paolo II nella sua catechesi, durante l'udienza generale del 25 giugno 1997 (cfr L'Osservatore Romano, 26 giugno 1997, p. 4). Egli ricorda come Pio XII, nel definire il dogma dell'Assunzione, ed il Vaticano II (Lumen gentium, 59), evitarono di parlare della morte di Maria, utilizzando la circonlocuzione al termine della sua vita terrena.
Wojtyla, però, ha ritenuto opportuno uscire dal riserbo dei suoi predecessori, e negare apertamente questo privilegio mariano, qualificando la tesi mortalista come «tradizione comune» e screditando quella opposta in quanto «sconosciuta fino al XVII secolo». Secondo me l'opinione di Giovanni Paolo II è legittima. Essa si inserisce nella corrente «minimalista» che ha trionfato al Vaticano II; la scuola dei Roncalli e dei Montini, che si opposero, rispettivamente, alla definizione dell'Assunzione e della Mediazione di Maria. Wojtyla passa per un gran devoto della Madonna: il discorso del 25 giugno va in senso opposto a questa fama. Esso va in senso opposto anche a Pio XII: se è vero che egli non si pronunciò esplicitamente sulla questione della morte di Maria, è vero altresì che egli fece cancellare le parole «dopo la vostra beatissima morte» da una preghiera da lui indulgenziata nel dicembre del 1950. In effetti, il grande sviluppo della mariologia, che ha portato alle definizioni dogmatiche dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione, ha permesso di mettere meglio in luce che nel passato il problema della «morte di Maria». Se la morte è una conseguenza del peccato originale, come si può affermare che Maria non morì? E pensare che perfino Cristo morì. Quindi Cristo poteva meritare anche la morte, non così Maria.
Una strana assunzione...