Giuda Iscariota

AVVENIMENTO

Secondo Matteo, una volta capito l'esito tragico che avrebbe avuto la cattura di Gesù, preso dal rimorso Giuda sarebbe corso dai sacerdoti. Respinto con poche parole, Giuda scaglia via la borsa con i trenta sicli d'argento, compenso ricevuto per il tradimento, e va ad impiccarsi ad un albero di fico.
I trenta denari verranno poi utilizzati dai sacerdoti per acquistare un campo, ribattezzato "campo del sangue" e utilizzato come luogo di sepoltura. Luca fa cenno dell'episodio nel primo capitolo degli Atti degli apostoli, ricordando anche il macabro particolare del corpo che si apre in due, lasciando uscire le viscere.

Luogo dell’avvenimento: Gerusalemme, prima nel Sinedrio e poi nel giardino di Getsemani, sotto un albero di fico;
I personaggi: Giuda, il sommo sacerdote e alcuni membri del Sinedrio;
Le fonti: Vangelo di Matteo e Atti degli apostoli.

VARIANTI

Divina Commedia
Secondo Dante Alighieri, Giuda è eternamente sbranato dalle fauci di Satana. Si giunge così al culmine della condanna medievale del traditore: un giudizio al quale corrispondono terribili immagini con il suicidio per impiccagione, considerato un ulteriore aggravante, e non un atto di pentimento.

RIFLESSIONI

Matteo 27:5 dice che Giuda si impiccò, mentre Atti 1:18 dice che, “cadendo a capofitto, si squarciò rumorosamente nel mezzo, e tutti i suoi intestini si sparsero”. Mentre Matteo sembra indicare la maniera in cui avvenne il tentato suicidio, Atti ne descrive i risultati. A quanto pare Giuda legò una fune al ramo di un albero, si mise il cappio al collo e tentò di impiccarsi saltando giù da una rupe. Sembra però che la fune o il ramo si sia spezzato così che egli precipitò e si sfracellò sulle rocce sottostanti. La topografia dei dintorni di Gerusalemme mostra che questa conclusione è ragionevole.


COSA DICE LA BIBBIA

Nulla indica che il rimorso di Giuda fosse vero pentimento. Anziché chiedere perdono a Dio, egli confessò il suo peccato ai capi sacerdoti e agli anziani. Avendo commesso “un peccato che incorre nella morte”, a ragione Giuda fu sopraffatto dal senso di colpa e dalla disperazione. (1 Giov. 5:16) Il suo rimorso nasceva dal fatto che si trovava in una condizione senza speranza.


CONCLUSIONI

Giuda, dopo aver tradito Gesù, “provò rimorso”, cercò di restituire il denaro pattuito per il tradimento e poi si suicidò impiccandosi. (Mt 27:3-5) Evidentemente fu sopraffatto dall’enormità del suo crimine e, probabilmente, dalla terribile certezza della condanna di Dio. (Cfr. Eb 10:26, 27, 31; Gc 2:19). Provò rimorso, senso di colpa, costernazione, perfino disperazione, ma nulla indica che abbia manifestato la tristezza secondo Dio che porta al pentimento. Non si rivolse a Dio, ma ai capi ebrei per confessare loro il suo peccato e restituire il denaro, evidentemente con l’idea sbagliata che in tal modo avrebbe potuto attenuare la gravità del suo crimine. (Cfr. Gc 5:3, 4; Ez 7:19). Al delitto di aver tradito e fatto condannare a morte un innocente, aggiunse il suicidio. Il suo comportamento è in netto contrasto con quello di Pietro, il quale, dopo aver rinnegato il Signore, aveva il cuore così affranto che pianse amaramente, e ciò lo aiutò a ristabilirsi. — Mt 26:75; cfr. Lu 22:31, 32.

Come è visto quest'avvenimento?

Una drammatica morte di Giuda, in cui il peccatore è sostenuto dai due diavoli ghignanti. Hanno entrambi le ali (angeli decaduti?) e quello di destra porta la corona, come se a scomodarsi per un peccatore quale Giuda fosse stato un diavolo d'importanza. E com'è potente l'espressione dell'impiccato, la bocca aperta, la fame d'aria. Davvero da rabbrividire.