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Testimoni di Geova: Risposte a Domande
 
 
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Lasciate che i fanciulli...

Ultimo Aggiornamento: 28/12/2016 12:48
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14/07/2010 15:43

Storie di ordinaria pedofilia.

Ciò che sta uscendo fuori dalla pentola a pressione, per troppo tempo tenuta sul fuoco dello "scandalo pedofilia" non può essere liquidato a chiacchiere da comari pettegole.

"Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino... ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato!"... A parte una punteggiatura più espressiva, la citazione paolina si affaccia testuale e nitida tra i (cattivi, perlopiù cattivi) pensieri di questi ultimi giorni. E da essa si diramano diversi percorsi di riflessione, tra il sacro e il profano, tra il serio e il faceto, tra il tragico e il ridicolo e altri classici binomi antitetici che vanno ad aggrovigliarsi poche righe della vita il là... e che non tenterò minimamente di dipanare, stanco di provarci! "Quand'ero bambino..." me lo ricordava giorni fa una mia amica d'infanzia: "certo che a noi è andata bene, ai nostri tempi con "padre" Tizio & company (ometto i nomi per riservatezza anche se la tentazione di spifferarli è forte)!" alludendo ai nostri comuni trascorsi includenti la frequentazione, in un lontano passato, di una parrocchia catanese. In effetti, a rifletterci, alla luce di quanto si sente in giro negli ultimi tempi, c'è andata proprio bene, nessuno dei due pare abbia subito i traumi che tanti altri sfortunati frequentatori di "cori parrocchiali", et similia, hanno subito in Italia come all'estero. Ma a ben pensarci, affiorano alla memoria atteggiamenti, parole, opere (e omissioni) da parte di alcuni di quegli esponenti ecclesiastici che qualche traccia d'ambiguità hanno lasciato tra i miei ricordi di fanciullo-adolescente. Ricordo un dirigente di una Arciconfratenita di Catania, che a tarda sera “ospitava” ragazzini di 13/15 anni all’interno di una stanza attigua alla sagrestia della Chiesa omonima confinante. Alcuni di questi ragazzini ricevettero regalie, dal defunto dirigente, “pezzo grosso” del gruppo di potere dei festeggiamenti agatini, prestigiose, impiegati comunali, bidelli ecc. (ormai tutti in pensione).
Ricordo un vice-parroco che aveva la simpatica abitudine di prendere bambine sulle ginocchia a sfogliare insieme a loro i registri parrocchiali, con nonchalance, apparente innocenza ma, per quanto mi sforzi, non ricordo d’aver mai visto su quelle ginocchia un maschietto e tornano alla mente alcuni mormorii, certi sussurri di corridoio sull’abitudine di quel sacerdote di poggiare la mano non impegnata a sfogliare dalle parti di “dove non batte il sole”…
Riaffiora alla mente un pomeriggio di sole tardo primaverile, in cui un’allegra combriccola composta da sacerdoti locali e un loro ospite, al cospetto dei quattro-cinque ragazzetti che saremmo scesi di lì a poco a giocare a ping pong o calcio balilla nei locali adibiti ad uso ricreativo, si lasciò andare ad atteggiamenti inconsueti ai nostri occhi: circolarono sigarette, liquori e battute salaci anche a sfondo sessuale in un clima cameratesco alquanto inusuale che ci lasciò, se non traumatizzati, alquanto perplessi… Alcuni di noi andammo, un paio di estati dopo, a trovare quello strano visitatore in Toscana dove dirigeva un convento che praticava l’ospitalità. Vedendoci arrivare in compagnia anche di un paio di ragazze ci propose subito, con aria complice, di alloggiarci in camere “miste” destando in noi sincero stupore. Notavamo un’attenzione particolare verso due di noi e ad un certo punto uno dei miei amici (preso di mira) mi rimproverò d’averlo lasciato solo nel disbrigo d’un lavoretto che prevedeva l’uso di una scala, durante il quale il malcapitato fu fatto oggetto di ripetuti palpeggiamenti a cosce e glutei… il giorno dopo ebbi la mia dose d’avances: mandato a chiamare dal nostro munifico ospite in camera sua, lo trovai sdraiato nel suo letto in mutande e dopo aver acceso un ventilatore mi chiese di fargli un breve massaggio alla schiena (il futile pretesto col quale aveva richiesto la mia presenza), quindi mi invitò a sdraiarmi con lui “in libertà”… riuscii, “diplomaticamente” a rifiutare il cortese invito e andai immediatamente a concordare con gli altri una strategia per non rimanere mai più soli al suo cospetto.
Siamo stati fortunati… nessuna ripercussione sulla nostra giovane psiche, non altrettanto bene è andata a molti nostri coetanei… che oggi si ritrovano a fare i conti con episodi che hanno lasciato un marchio indelebile nella loro formazione di adulti.

Continua....

Confessioni di "Canaletto".


Per rispondere ai porci e alle scrofe, fate attenzione ai vostri bambini/ragazzi, non lasciateli mai soli con preti ed affini.
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    24/07/2010 10:47

    Certo, se fosse solo il sottoscritto a tirare fuori questi ameni aneddoti, tutto sommato trascurabili, il tutto sarebbe riconducibile ad un banale (fors'anche ignobile) "chiacchiericcio", ma ciò che sta uscendo fuori dalla pentola a pressione, per troppo tempo tenuta sul fuoco, dello scandalo pedofilia non può essere liquidato, come ha tentato di fare mons. Sodano, a chiacchiere da comari e pettegole.
    Sono in ballo in questa scabrosa vicenda le fragili psicologie di tante giovani menti che, maturando avranno a che fare con una visione della sessualità, probabilmente, distorta e rovinata per sempre da quelle esperienze riprovevoli subite in tenera età con conseguenze esiziali per loro stesse e per coloro che si ritroveranno al fianco!



    Continua1...
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    28/12/2016 12:34

    Casita de Dios
    Si allarga lo scandalo dell’Istituto cattolico Antonio Provolo e del sacerdote Corradi. Cinque arresti. «Denunce anche in Italia ma la gerarchia contro di lui non fece nulla»

    Si riapre in Argentina lo scandalo della «casita de Dios».
    Era chiamata così la piccola cappella con il ritratto della Madonna, sul retro dell’istituto cattolico Antonio Provolo, nella provincia di Mendoza, su cui emergono, giorno dopo giorno, nuovi particolari da brivido.
    Le bambine e i bambini volevano urlare, disperati, cercando aiuto mentre i due preti cattolici abusavano di loro, ma nessuno poteva sentirli: in quella scuola erano tutti sordomuti e comunque l’edificio di calle Boedo a Luján de Cuyo era molto isolato.

    Eppure qualcuno si era accorto che qualcosa di strano avveniva là dentro, attraverso le fessure gli altri bambini guardavano i loro amichetti che venivano violentati, ripetutamente. Ma non potevano raccontarlo a nessuno.

    Le testimonianze fra Italia e Argentina.
    Le testimonianze raccolte dal giudice inquirente Fabricio Sidoti sugli abusi compiuti tra il 2007 e il 2008 su bambini tra i 6 e i 12 anni sono di per sé agghiaccianti, ma la vicenda è ancor più inquietante perché secondo gli inquirenti — e le denunce delle vittime – il Vaticano conosceva le inclinazioni pedofile di almeno uno di quei preti criminali e non ha fatto nulla per fermarlo.

    Decine di studenti dell’Istituto Provolo di Verona, in Italia, erano stati abusati per anni e tra i loro aguzzini figurava uno dei religiosi arrestati in novembre in Argentina.

    «Il Vaticano sapeva almeno dal 2009, quando le vittime italiane raccontarono pubblicamente gli abusi subiti – ricorda l’agenzia Ap -. Nel 2014, scrissero direttamente a Papa Francesco accusando per nome 14 preti e religiosi laici dell’istituto, tra cui il reverendo Nicola Corradi».

    E’ lo stesso sacerdote, trasferito nelle sedi argentine del Provolo, denunciato ora da 24 ex studenti argentini. Assieme a lui, oggi 82 enne, sono finiti in novembre agli arresti il prete Horacio Corbacho, 56 anni, un ex allievo e due impiegati dell’istituto per «violenze sessuali aggravate e corruzione di minori».

    La commissione d’inchiesta.
    Gli ex allievi dell’istituto veronese, che oggi hanno tra i 55 e i 65 anni, hanno convissuto per tutta la vita con il ricordo di quanto subito, fra gli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Ottanta. Finché, sette anni fa, dopo un tentativo di negoziato fallito con la diocesi di Verona, decisero di denunciare pubblicamente 12 preti e 3 laici.

    Il Vaticano istituì una commissione di inchiesta che ha comminato a cinque sacerdoti la pena più lieve, l’ammonizione canonica. Su don Corradi, che nel frattempo si era trasferito in Argentina, nulla. Fino all’esplosione dello scandalo in Argentina. Per la stampa locale, il sacerdote sarebbe stato trasferito all’epoca dai superiori nel Paese sudamericano proprio per allontanarlo dalle voci che lo circondavano in Italia.

    Le lettere a Francesco.
    Lo scandalo sfiora anche Papa Francesco che, tra il 1998 e il 2013, era vescovo di Buenos Aires e apparentemente ignorò le lettere inviate dalle vittime italiane.

    Soltanto lo scorso febbraio monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, ha confermato che il Vaticano ha ricevuto le due missive delle presunte vittime di Verona e di aver girato la loro proposta di una commissione indipendente d’inchiesta alla Conferenza episcopale italiana.

    «Dal Papa in giù…. tutta la gerarchia della Chiesa cattolica sapeva», ha detto all’Ap una delle vittime argentine, parlando con la lingua dei segni.

    Il giudice Sidoti.
    A Luján le bambine e i bambini venivano sedati, con la complicità di un ospite disabile e del giardiniere dell’istituto, e quindi violentati per via vaginale (le bambine) e rettale, costretti a sesso orale e «carezze» in ogni parte del corpo.

    Alcune testimonianze, riportate dall’Ap, sono talmente dure che preferiamo non riportarle: erano trattati come o addirittura peggio di bambole di gomma. Il giudice Sidoti è sicuro che altre vittime romperanno presto il muro del silenzio. Il Vaticano, per ora, ha rifiutato di commentare.

    Al contrario dei fatti di Verona, caduti in prescrizione, i presunti abusi in Argentina sono ancora perseguibili per legge e potrebbero portare a condanne fino a 50 anni di carcere.

    Tratto da:http://www.corriere.it/…/argentina-casetta-dio-dove-violent…
    [SM=g7364]
    [Modificato da F.Delemme 28/12/2016 12:48]
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