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Testimoni di Geova: Risposte a Domande
 
 
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Il canone biblico

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2023 05:49
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13/08/2014 07:32

Le scritture greche cristiane

La Chiesa Cattolica si arroga il diritto di decidere quali libri debbano essere inclusi nel canone biblico, e si rifà al Concilio di Cartagine (397 E.V.), durante il quale fu compilato un catalogo dei libri. È vero comunque l’opposto, poiché a quel tempo il canone, incluso l’elenco dei libri delle Scritture Greche Cristiane, era già stato stabilito, non per decreto di qualche concilio, ma sotto la guida dello spirito santo di Dio, lo stesso spirito che aveva ispirato la stesura di quei medesimi libri. La successiva testimonianza di catalogatori non ispirati ha valore solo come riconoscimento del canone biblico sancito dallo spirito di Dio.

"Si.I pag.302"

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    13/08/2014 07:37

    Re: Le scritture greche cristiane
    F.Delemme, 13/08/2014 07:32:


    La Chiesa Cattolica si arroga il diritto di decidere quali libri debbano essere inclusi nel canone biblico, e si rifà al Concilio di Cartagine (397 E.V.), durante il quale fu compilato un catalogo dei libri. È vero comunque l’opposto, poiché a quel tempo il canone, incluso l’elenco dei libri delle Scritture Greche Cristiane, era già stato stabilito, non per decreto di qualche concilio, ma sotto la guida dello spirito santo di Dio, lo stesso spirito che aveva ispirato la stesura di quei medesimi libri. La successiva testimonianza di catalogatori non ispirati ha valore solo come riconoscimento del canone biblico sancito dallo spirito di Dio.

    "Si.I pag.302"

    [SM=g7348]





    Diversi cataloghi delle Scritture Cristiane del IV secolo, anteriori al summenzionato concilio, concordano esattamente con il canone attuale, e alcuni altri omettono solo Rivelazione. Prima della fine del II secolo risultano universalmente accettati i quattro Vangeli, Atti e 12 lettere dell’apostolo Paolo. Solo alcuni degli scritti minori erano ritenuti dubbi in certi luoghi. Probabilmente questo è da attribuirsi al fatto che all’inizio, per un motivo o per l’altro, questi scritti ebbero una divulgazione limitata, e così ci volle più tempo perché ne fosse riconosciuta la canonicità.

    Uno dei più interessanti cataloghi antichi è il frammento scoperto da Ludovico Antonio Muratori nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, e da lui pubblicato nel 1740. Sebbene manchi la parte iniziale, dal fatto che il frammento definisce quello di Luca il terzo Vangelo si desume che Matteo e Marco erano stati menzionati in precedenza. Il Frammento Muratoriano, che è in latino, risale all’ultima parte del II secolo E.V. È un documento interessantissimo, come mostra la seguente traduzione parziale: “Poi il terzo libro del vangelo è secondo Luca. Questo Luca, medico, dopo l’ascensione di Cristo scrisse il vangelo che ha lui per autore . . . Il quarto vangelo è di Giovanni, uno dei discepoli. . . . Sebbene nei singoli vangeli i punti di partenza siano diversi, tale differenza non compromette affatto la fede dei credenti, poiché nei singoli, unico è lo spirito direttivo che anima l’esposizione dei fatti riguardanti la nascita, la passione, la risurrezione, la vita che dopo di essa trascorse con i suoi discepoli, nonché la duplice venuta: la prima ha già avuto luogo, in modo semplice, nella volontaria umiliazione; la seconda si verificherà fulgida, con regale maestà. Non c’è dunque da stupirsi, se Giovanni, anche nelle sue epistole esprime senza ambagi quanto è stato un singolare frutto della sua esperienza, asserendo egli stesso: ‘Ciò che abbiamo visto con i nostri occhi e udito con le nostre orecchie, ciò che le nostre mani hanno palpato, questo noi vi abbiamo scritto’. Dichiara così di essere non solo testimone oculare e direttamente auriculare, ma anche lo scrittore dei fatti meravigliosi del Signore narrati secondo il loro ordine. Le gesta poi di tutti gli apostoli sono state scritte in un libro: con una dedica all’eccellentissimo Teofilo, Luca vi ha raccolto tutti i vari eventi . . . Le epistole di Paolo dichiarano da sole quali siano . . . , da quale luogo e per quale motivo furono scritte. La prima di tutte è quella ai Corinzi, per sopprimere sette scismatiche; viene poi quella ai Galati, per sopprimere la circoncisione; con maggiore ampiezza scrive ai Romani, per dimostrare che Cristo è la norma delle Scritture e poi il loro termine principio. Su ognuna di queste epistole è necessario che ci soffermiamo, giacché lo stesso beato Paolo, seguendo la norma di Giovanni, suo predecessore, scrive nominatamente soltanto a sette chiese, in quest’ordine: la prima ai Corinzi, la seconda agli Efesini, la terza ai Filippesi, la quarta ai Colossesi, la quinta ai Galati, la sesta ai Tessalonicesi, la settima ai Romani; sebbene, a scopo esortativo, abbia scritto una seconda epistola tanto ai Corinzi quanto ai Tessalonicesi, tuttavia la Chiesa sparsa in tutto il mondo la considera come una sola. Infatti, anche Giovanni, nell’apocalisse, sebbene scriva a sette chiese, intende tuttavia parlare a tutte. Ma ve n’è pure una a Filemone, una a Tito e due a Timoteo, che, seppure dettate in momenti di affetto e amorevolezza, sono state riconosciute sacre per l’onore della Chiesa . . . Sono invece considerate sacre l’epistola di Giuda e le due del succitato Giovanni; . . . Accogliamo anche le apocalissi, ma solo quelle di Giovanni e di Pietro; quest’ultima però qualcuno di noi, non vuole che sia letta in chiesa”.

    Il Frammento Muratoriano menziona verso la fine solo due epistole di Giovanni. Comunque, un’enciclopedia osserva che queste due epistole di Giovanni “non possono che essere la seconda e la terza, il cui scrittore si definisce semplicemente ‘l’anziano’. Avendo già accennato alla prima, sebbene solo incidentalmente in relazione al Quarto Vangelo, e avendo ivi dichiarato la propria assoluta convinzione che essa era di origine giovannea, l’autore si sentì qui giustificato a limitarsi alle due lettere minori”. In quanto all’apparente assenza di qualsiasi accenno alla prima lettera di Pietro, quest’opera aggiunge: “L’ipotesi più probabile è quella che manchino alcune parole, forse un rigo, in cui I Pietro e l’Apocalisse di Giovanni erano menzionati fra i libri riconosciuti”. Perciò, sempre parlando del Frammento Muratoriano, questa enciclopedia conclude: “Il Nuovo Testamento viene ritenuto inequivocabilmente costituito dai quattro Vangeli, dagli Atti, dalle tredici epistole di Paolo, dall’Apocalisse di Giovanni, probabilmente dalle sue tre epistole, da Giuda, e probabilmente da I Pietro, mentre l’opposizione a un altro scritto di Pietro non era ancora stata messa a tacere”. — The New Schaff-Herzog Encyclopedia of Religious Knowledge, 1956, vol. VIII, pp. 55-6.
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    13/08/2014 16:14


    Quello di arrogarsi privilegi è un'abitudine. Ma spesso si tratta di leggende metropolitane di cui i nostri detrattori fanno abuso.
    Circa 230 anni prima del terzo Concilio di Cartagine dove fu compilato un catalogo dei libri, esisteva un catalogo delle Scritture Greche Cristiane.
    E dal 170 E.V. fino ad arrivare al 397, di antichi cataloghi che riportano tutti i libri delle Scritture Greche, se ne contano una quindicina. Piccole differenze non inficiano affatto la loro credibilità.
    Spesso le persone ripetono pappagallescamente informazioni prive di contenuti e di prove certificate.
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    02/12/2023 05:49

    Ancora sul canone biblico

    Il canone delle Scritture Ebraiche venne fissato entro la fine del V secolo a.E.V. Secondo la tradizione ebraica, l’opera fu iniziata da Esdra, copista esperto e scrittore ispirato della Bibbia, e portata a termine da Neemia (Esd 7:6; nt.). La stesura delle Scritture Greche Cristiane fu completata mentre i discepoli di Cristo godevano dei doni dello spirito (Gv 14:26; Ri 1:1). A quel tempo alcuni cristiani avevano il dono di “distinguere le dichiarazioni ispirate” (1Co 12:10). Potevano quindi determinare, senza sottoporre la questione a un eventuale concilio ecclesiastico, quali delle lettere ricevute dalla congregazione fossero ispirate da Dio. Con la morte dell’ultimo apostolo, Giovanni, questa fidata successione di uomini ispirati da Dio si interruppe, e quindi il canone biblico si chiuse con Rivelazione, il Vangelo di Giovanni e le sue tre epistole. La successiva testimonianza di scrittori non ispirati ha valore solo nella misura in cui conferma il canone biblico, la cui realizzazione era stata guidata e sancita dallo spirito di Dio.
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