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Testimoni di Geova: Risposte a Domande
 
 
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Speranza celeste o terrena?

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2016 08:06
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23/03/2016 08:06

La Commemorazione che Gesù ha istituito, quest'anno i testimoni di Geova l'hanno pubblicizzato con un volantino "evento gratuito" che riporta sul fronte queste testuali parole: "Tu sarai con me in Paradiso". Sono le parole della promessa fatta ad uno dei due criminali condannati a morte.

“Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso”. – TNM.

“In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. – CEI.,

La TNM, fuori dal coro, traduce in modo diverso da quasi tutte le traduzioni di cui siamo a conoscenza, perché?
Queste le riflessioni degli autori:

1. Che speranza offre la Bibbia a coloro che sono morti senza avere avuto l’opportunità di conoscere Dio?
La risposta si può trovare nelle parole che Gesù rivolse a uno dei criminali che morirono accanto a lui. L’uomo disse a Gesù: “Ricordati di me quando sarai venuto nel tuo regno”. Gesù rispose: “Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso” (Luca 23:39-43).
Gesù gli stava forse promettendo che sarebbe andato in cielo? No. Non essendo ‘nato di nuovo’ d’acqua e di spirito, quell’uomo mancava di un requisito preliminare per entrare nel Regno dei cieli (Giovanni 3:3-6). Gesù gli stava piuttosto promettendo che sarebbe tornato a vivere, e che lo avrebbe fatto in Paradiso. Essendo ebreo, quell’uomo probabilmente sapeva bene cos’era il paradiso terrestre, il giardino di Eden, descritto nel primo libro della Bibbia (Genesi 2:8). La promessa di Gesù gli diede la sicura speranza che sarebbe stato risuscitato una volta ristabilito il Paradiso sulla terra.

2. Al malfattore che stava per essere giustiziato accanto a lui, Gesù promise: “Veramente ti dico oggi: Tu sarai con me in Paradiso” (Luca 23:43). Gesù non specificò dove sarebbe stato quel Paradiso. Voleva forse dire che il malfattore lo avrebbe seguito in cielo?
Innanzitutto vediamo se quel malfattore aveva i requisiti per ricevere la vita in cielo. Gli esseri umani che hanno la speranza celeste sono stati battezzati sia in acqua che con lo spirito santo e sono perciò discepoli di Gesù generati dallo spirito (Giovanni 3:3, 5). Un altro requisito è che si conformino alle norme morali di Dio e manifestino qualità come onestà, integrità e compassione (1 Corinti 6:9-11). Devono anche rimanere leali a Dio e a Cristo sino alla fine della loro vita terrena (Luca 22:28-30; 2 Timoteo 2:12). Solo soddisfacendo questi requisiti possono dimostrarsi degni di essere risuscitati e in grado di assolvere le onerose responsabilità che li attendono in cielo: collaborare con Cristo quali re e sacerdoti a favore dell’umanità per mille anni (Rivelazione [Apocalisse] 20:6).
Il malfattore accanto a Gesù, invece, era vissuto come un criminale e morì da criminale (Luca 23:32, 39-41). Certo, mostrò un atteggiamento rispettoso dicendo a Gesù: “Ricordati di me quando sarai venuto nel tuo regno” (Luca 23:42). Comunque non era diventato un discepolo di Gesù battezzato e generato dallo spirito né si era fatto la reputazione di persona onesta e fedele. È ragionevole pensare che Gesù gli promettesse di farlo regnare in cielo insieme ai suoi fedeli seguaci, che invece avevano dato prova della loro integrità? (Romani 2:6, 7).

3. I nostri progenitori vissero un tempo nel Paradiso. La Bibbia dice: “Geova Dio piantò un giardino in Eden, verso oriente, e vi pose l’uomo che aveva formato. . . . E Geova Dio prendeva l’uomo e lo poneva nel giardino di Eden perché lo coltivasse e ne avesse cura”. (Genesi 2:8, 15) Quando queste parole furono tradotte in greco, il termine “giardino” fu reso paràdeisos, da cui deriva l’italiano “paradiso”.
Come una coppia, con la nascita di altri figli, potrebbe dover ingrandire la propria casa, così i nostri progenitori, col crescere della famiglia umana, avrebbero dovuto estendere il Paradiso oltre i confini dell’Eden. Dio disse loro: “Riempite la terra e soggiogatela”. — Genesi 1:28.
Il nostro Creatore, quindi, si proponeva che gli esseri umani vivessero e avessero figli nel Paradiso qui sulla terra. Sarebbero vissuti per sempre in quel giardino senza alcun bisogno di cimiteri. La terra sarebbe diventata la dimora permanente di tutta l’umanità. Ecco perché le bellezze naturali che ci circondano rendono così piacevole la vita! Siamo stati creati per vivere su un bel pianeta.
Il proposito di Dio è cambiato? No. Geova infatti ci assicura: “Così sarà la mia parola che esce dalla mia bocca. Non tornerà a me senza risultati, ma certamente farà ciò di cui mi son dilettato”. (Isaia 55:11) Oltre 3.000 anni dopo la creazione dell’uomo, la Bibbia dichiarò che “il Formatore della terra e il suo Fattore . . . non la creò semplicemente per nulla”, ma “la formò pure perché fosse abitata”. (Isaia 45:18) La volontà di Dio non è cambiata: la terra tornerà a essere un paradiso.
Fatto degno di nota, molti passi biblici dove si parla del Paradiso sono semplici descrizioni della vita sulla terra. Per esempio, una profezia di Isaia afferma: “Certamente edificheranno case e le occuperanno; e certamente pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto”. (Isaia 65:21) Dov’è che si costruiscono case, si piantano vigne e si mangia frutta? Sulla terra. Proverbi 2:21 dice in modo esplicito: “I retti son quelli che risiederanno sulla terra”.

Pertanto, la punteggiatura della TNM rende il versetto secondo la credenza degli ebrei del "Paradiso".
Un riferimento da non trascurare è l'uso che ne fa lo storico greco Senofonte, il quale usava questo termine per indicare il famoso giardino imperiale persiano. D'altronde l’uso della parola paradiso presso gli ebrei ha questo significato.









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