inviata alla Redazione del L'Osservatore Romano
INVITO AL DIALOGO - una risposta al dott. Polidori
Vista la decisione n. 1983/2006/CE del parlamento europeo relativa all'anno 2008 dedicato al dialogo interculturale, compreso quello religioso, appare quanto meno sorprendente leggere su L'Osservatore Romano del 25 luglio 2008, l'articolo "I Testimoni di Geova e l'analfabetismo biblico" a firma di Valerio Polidori, che tutto sembra tranne che proiettato verso la ricerca di un dialogo interreligioso che favorisca un clima di tolleranza e pluralismo. Tanto più quando, ironia della sorte, è il citato articolo a mostrarsi palesemente impreciso.
Se l'opera di formazione e informazione sui Testimoni di Geova, che il dott. Polidori auspica avvenga nelle parrocchie e nei movimenti cattolici, è di per sé un fatto positivo, non si può dire lo stesso dell'intolleranza che appare manifesta attraverso l'uso di termini quale "vaccino", quasi a paragonare i Testimoni di Geova e le loro dottrine ad un "virus".
Le accuse di manomissione e falsificazione che il dott. Polidori rivolge ai Testimoni di Geova e alla loro traduzione della bibbia, mettono in seria discussione la preparazione accademica di chi le ha formulate. Non è possibile trattare le sue accuse in modo approfondito nello spazio di questo breve articolo (a tal fine rimango a disposizione per successivi approfondimenti) ma ritengo essenziale mettere in luce come, ad esempio, il versetto del vangelo di Giovanni 1:1 della Traduzione del Nuovo Mondo non si discosta dalla scelta operata da molte altre Bibbie rinomate, a riprova della "possibile" lezione dei Testimoni.
Che dire dell' "accusa" di identificare Gesù con l'arcangelo Michele? Forse il dott. Polidori ignora che tale identificazione è storicamente nota sin dal II secolo attraverso il Pastore di Erma e soprattutto tralascia di spiegare che, secondo la concezione dei Testimoni di Geova, identificare Cristo con il "titolo" di arcangelo (lett. "capo degli angeli") non significa sminuire l'autorità che il Figlio ha ricevuto dal Padre.
Che dire poi della storica questione del "hoc est corpus meum" di Matteo 26:26? E' risaputo che la teologia sacramentale dei Testimoni di Geova è molto prossima a quella di stampo zwingliano; sorprende quindi che uno studioso rivolga una simile accusa ignorando un dibattito in essere da secoli e che, nonostante le apodittiche asserzioni del Polidori, non sembra prossimo alla conclusione.
Ma ciò che sorprende di più è l'accusa rivolta ai Testimoni di aver sostituito "Dio" e "Signore" con il nome "Geova". Tralasciando la questione della corretta pronuncia del tetragramma (che i Testimoni riconoscono non essere "Geova"
* ), chiunque abbia un minimo di conoscenza dei testi biblici sa che l'operazione effettuata dai Testimoni rappresenta l'esatto opposto di quanto affermato dal Polidori, cioè un'operazione di ripristino del Nome divino che è presente sui manoscritti e che fu successivamente occultato dai copisti. Si può discutere sulla scelta di introdurre il Nome nella traduzione delle Sacre Scritture Greche, ma far passare l'idea che i
Testimoni l'abbiano abusivamente introdotto là dove esisteva negli originali ebraici, ha quasi del grottesco.
Non posso che concludere condividendo l'auspicio del dott. Polidori, cioè sperare in un movimento volto a promuovere "a tutti i livelli (scolastico, parrocchiale, mediatico) e specialmente nelle nuove generazioni, la formazione di una cultura biblica di base" … magari prendendo esempio proprio dai Testimoni di Geova.
- firma -
(*) vedi l'opuscolo Nome Divino, edito dalla WatchTower, pag. 8