Però è interessante notare che sebbene Giacomo si rifacesse alla Legge mosaica che menzionava nello specifico il "mangiare" sangue, egli non disse di astenersi dal mangiare sangue ma, semplicemente, di ASTENERSI DAL SANGUE. Non pose alcuna condizione e non lo limitò al "mangiare" o al "bere", come per il cibo.
Atti 15:29..astenetevi dal sangue e da ciò che è strangolato..è o non è in rapporto al cibarsi?
Scusami l'involontaria ironia, ma se devo prendere come fine a se stesso l'astenersi dal sangue, quasi quasi penso che dovrei astenermi dal mio stesso sangue del mio corpo pure quello interno.
capisco che l'idea di cibarsi essendo formalmente diversa da una trasfusione ciò potrebbe far credere che vi è differenza, mentre astenersi dal sangue in termini oggettivi, varrebbe in tutti i casi.
Bene allora facendo comunque valido il divieto di astenersene in tutti i casi nella sua totalità ( per ragionevolezza solo esterna a se stessi), questo non toglie che il divieto di mangiare roba strangolata se lo distacchiamo dal concetto di astenersi dal sangue, diverebbe un dogmatico divieto.
Quindi va ovviamente incluso in quell'astenersene, il concetto di cibarsene.
In ogni caso se della circoncisione come del sabato, in rapporto a quanto istruito, si potevano considerare un ombra di formalità di cose spirituali interiori avvenire.
Ma sul divieto di cibarsi di sangue, non mi pare affatto che la cosa sia stata presentata in questo modo, e il concilio presieduto da Giacomo non fa che darmene conferma, che non si trattava di semplici proforme spirituali della vera realtà dell'essere secondo Dio come suoi figli.
Quello che forse vuoi eludere, io lo riprendo...se qualcuno mi staccherebbe un orecchio, o mi amputasse un dito, non avrei problema a farmelo ricucire, o riattaccare come nel caso di Cristo, perchè è la mia anima, ne fa parte, questo valendo per il mio stesso sangue in esso contenuto.
Se invece tu ne vuoi fare una realtà oggettiva dell'astenersi nella sua totalità, non potrei accettare il rimpianto del mio cuore con il suo sangue, mio sangue della mia anima..non quella di un altro.
Per il cattolico lavato e condizionato mentalmente al punto da rendere lecito il possesso di se da parte del Dio come persona che verrebbe a dimorare nel suo corpo, non è un problema quello di essere posseduto o possedere una altra anima, poichè la sua fede è dominata da una veduta oggettiva o idolatrica dell'essere persona, e quindi della sua vita.
Ma per me modellato dagli insegnamenti delle sacre scritture, sarebbe un problema.
ovviamente come dicevo capisco la diversa misura interiore di un altro, e pongo il mio rispetto come dottrina in quello che in generale è riconosciuta come tale.
ma ho delle riserve e le spiego se il caso me lo consente.
saluti