Uno sguardo alla storia ecclesiastica
Cosa rivela la storia ecclesiastica sulle predizioni relative alla fine del mondo?
Essa rivela una serie di predizioni inadempiute fatte dai vari capi religiosi, sia in ambito evangelico sia cattolico. Basti ricordare ad esempio l'attesa inconsulta dell'anno mille in seno alla chiesa cattolica romana. Il sacerdote e biblista gesuita J. L. McKenzie scrive: "Si pensava che il periodo dopo la nascita di Cristo fosse il VI millennio, e che il suo regno terrestre sarebbe iniziato con la seconda venuta nell'anno 1000 d.C." (Dizionario Biblico, Editrice la Cittadella, voce "Millennio", 1981).
Gli stessi papi non ne sono stati immuni. Ad esempio Gregorio I, papa dal 590 al 604, scrisse in una lettere ad n monarca europeo: "Desideriamo pure che Vostra Maestà sappia, come abbiamo appreso nella Sacra Scrittura dalle parole dell'Iddio Onnipotente, che la fine del mondo presente è ormai prossima e che si avvicina l'eterno Regno dei santi" (Registrum Epistularium, pag. 931).
Delio Cantimori, in
Umanesimo e religione nel rinascimento, Einaudi, pag. 252, scrive, in merito ad un curioso e bizzarro papa - Clemente VII -, che assalito dal timore di un nuovo diluvio universale, previsto nel 1524: "...pensò a trovarsi un rifugio su altissimi monti, che forse, o per l'altezza dell'alpe o per la santità dei luoghi, non sarebbero stati sommersi".
Le accuse di falsa "profezia" rivolte dai detrattori ai testimoni di Geova, da quanto ho riportato sopra, sono del tutto infondate. Forse è necessario leggere determinate dichiarazioni nel loro contesto storico e considerarle come evidenza della "tensione escatologica" che ha sempre animato i cristiani testimoni di Geova, come del resto i cristiani delle origini.