Ci scrive Stefano Nappila.
"Gentile Filippo
sono d'accordo con lei. Invero, come non potrei esserlo leggendo le ignominie di questi vastasi?. Questa è gente malata che ha la fissa per i numeri. Sono e fanno i malati.
Danno i numeri in continuazione e si congratulano tra di loro, miserabili e perdenti, ogni qualvolta, per esempio,
uno studio dei testimoni di Geova non va a buon fine, tanto per dirne una. Fanno le casistiche dei malati che sono, aggiungo.
Questi ipocriti, voltagabbana, sono devoti di altre religioni, e si mostrano diabolici e intolleranti verso i testimoni di Geova.
Si potrebbe scrivere un romanzo su quel cacatoio, dove all'interno troviamo di tutto: dal pervertito, al bestemmiatore di turno, dall'esaltato convinto, alla condannata per reati contro la Congregazione.
Ma c'è un tempo per tutto, sta scritto. Questa gentaglia, invece di perdere tempo inutilmente, perché non si dà all'ippica o trova uno svago diverso? il rancore e la rabbia li sta divorando vivi prendendo di mira la Congregazione e i propri fedeli...
Storie inventate, mezze verità, tragedie, falsità, questo è il loro pane quotidiano, si nutrono di questo, questa marmaglia alla deriva.
Un capitolo a parte riguarda gli insulti, con cadenza giornaliera, rivolti ai testimoni.
Dal loro vocabolario sono usciti e continuano ad uscire termini da codice penale che sono impronunciabili.
Infine Lei ha citato un certo Mario, ebbene questo signore che doveva cambiare la sua di vita e quella dei suoi accoliti, non è riuscito nella sua folle impresa di sovvertire una splendida religione.
Neppure la madre lo ha creduto e non appena dai propagandistici proclami si è passati ai fatti, si è ritrovato con il cerino accesso in mano, questo povero illuso che partecipa alle fallimentari riunioni in pantaloncini e che ride sempre: sembra Affiu u babbu do 17!!! "