00 08/12/2009 14:04
Comportamento dei primi cristiani
Neppure vi è nel Nuovo Testamento il minimo segno che Gesù abbia istruito i suoi discepoli di far sapere alle genti, cioè ai pagani, che Dio debba essere chiamato Geova.



L'errore:

Hanno scritto: “Molti di quelli a cui i seguaci di Gesù dovevano predicare non avevano la minima idea di chi fosse l'Iddio che si era rivelato agli ebrei col nome Geova. Come avrebbero potuto i cristiani far capire loro chi era il vero Dio? Sarebbe stato sufficiente chiamarlo Dio o Signore? No. Le nazioni avevano i loro propri dèi e signori (1 Corinzi 8- 5). Come potevano i cristiani fare netta distinzione fra il vero Dio e i falsi? Solo usando il nome del vero Dio” .



La verità:

a) Notate prima di tutto come i geovisti danno per certo e per vero ciò che non è affatto né certo né vero: Dio non si rivelò agli Ebrei col nome “Geova”. Questa errata forma del Nome divino

introdotta nella traduzione della Bibbia solo nel 1530 da William Tyndale. Prima di Tyndale nessun autore sacro o traduttore della Bibbia ha chiamato Dio col nome Geova. Com'è possibile che l'Iddio si sia rivelato agli Ebrei molti secoli prima col falso nome di Geova?

b) Cosa ancor più grave è il fatto che la parola Geova non ha alcun significato. “Geova” in ebraico non significa nulla, mentre Jahve vuoi dire “Colui che è”, indica cioè il vero Dio come la fonte dell'esistenza e della vita. Lo Spirito Santo, che guidava la predicazione degli Apostoli e degli evangelisti (cf. Giovanni 14,26), avrebbe commesso un grosso errore se avesse suggerito ai primi predicatori del Vangelo di far capire ai pagani il vero Dio con una parola che non ha significato ".

c) i discepoli di Gesù avevano avuto da lui il comando di insegnare alle genti “ad osservare tutto ciò che egli aveva ordinato” (cf. Matteo 28, 20). Egli aveva detto loro di chiamare Dio col nome di Padre, non di Geova, (cf. Matteo 6, 9) e di spiegare loro Chi è Dio, cioè conoscere il suo Nome in senso biblico come egli l'aveva fatto conoscere (cf. Giovanni 17,6.26). Non è questione di imparare e ripetere una parola, ma di venire a conoscenza d'una dottrina, della via della salvezza.

d) Questo era l'essenziale. Questo hanno fatto i primi cristiani, soprattutto Apostoli ed evangelisti, usando un linguaggio accessibile sia agli Ebrei sia ai pagani, e precisando che il vero Dio non era uno dei loro dèi o signori, ma Gesù Cristo, per mezzo del quale esiste ogni cosa (cf. 1 Corinzi 8, 6). Egli era l'Adonai, cioè Signore di tutti. A conferma sta il fatto che i primi predicatori e scrittori del Vangelo, rivolgendosi agli Ebrei fuori della Palestina e ai pagani, hanno fatto largo uso, anzi un uso preferenziale, della Bibbia detta dei Settanta, la prima traduzione in lingua greca del- l'Antico Testamento. E' un fatto storicamente accertato. Questo fu provvidenziale, perché nei Settanta il Tetragramma è tradotto quasi sempre Kyrios (= Signore - Adonai), una parola comprensibile ad Ebrei e pagani ".

Il Nel Dizionario dei concetti biblici del N.T., a cura di L. Coenen, Dehoniane, Bologna 1976, a pagina 1758 è detto- “Nuovi testi ritrovati mostrano senz'ombra di dubbio che già i Settanta hanno tradotto il tetragramma JHVH con Kyrios” (Adonai, Signore).

e) Con la parola Kyrios (Signore) i primi seguaci di Gesù davano al mondo il vero concetto di Dio, vale a dire annunciavano a tutti che l'unico vero Dio si era fatto presente in Gesù di Nazareth, il Signore di tutti. Adorando Gesù essi erano certi di adorare il vero Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. L'attesa del giorno di Jahve si identifica con l'attesa del giorno del Signore Gesù.

San Paolo insisteva sulla signoria assoluta, suprema e universale di Gesù: “Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Filippesi 2, 10-11). “A gloria di Dio Padre” vuol dire che l'unico vero Dio indicato nella Bibbia col nome di Padre, è adorato e glorificato nell'adorazione del Signore Gesù. Tra Padre e Figlio non vi è differenza essenziale. L'uno e l'altro vanno collocati allo stesso livello divino. Cristo è il Signore dei signori e il Re dei re (Cf. Apocalisse 17,14) come lo è l'unico vero Dio (Cf. 1 Timoteo 6, 15).

f) Fu dunque un processo di chiarificazione conforme alle parole di Gesù (Cf. Giovanni 16,12-13) quello operato dai primi predicatori del Vangelo, soprattutto dagli Apostoli e dagli autori ispirati, quando essi annunciarono il vero Dio col nome di Signore, lasciando da parte Jahve (Geova non esisteva). Vi era il vantaggio che questo modo di esprimersi liberava i seguaci di Cristo dall'apparire come una setta giudaica. La nuova comunità voleva essere la Casa di tutti, il nuovo Israele (Cf. Galati 6,16). In conformità al consiglio del loro Maestro, i primi cristiani “non hanno messo vino nuovo in otri vecchi” (Cf. Luca 5, 37). Hanno piuttosto lasciato indietro le cose vecchie già passate e si sono attenuti alle nuove in Cristo (Cf. 2 Corinzi 5,17).

g) E' lecito domandarsi: Perché i tdG insistono tanto sull'uso del nome Geova? La risposta non è difficile. Essi tentano di demolire tutto ciò che i primi discepoli di Gesù, sotto la guida dello Spirito Santo, hanno costruito. In altre parole, i primi cristiani, Apostoli ed evangelisti, con un linguaggio appropriato, hanno voluto professare e te- stimoniare l'identità tra Cristo e Jahve, ossia la divinità di Gesù Cristo, il Signore dei signori (Cf. Apocalisse 17,14).

I tdG, facendo la via a ritroso, vorrebbero fare di Cristo un semplice vassallo di Geova.




Ancora equivoci e sofismi



1 - L'errore:

I tdG vorrebbero far intendere che la preoccupazione principale dei primi cristiani era quella di chiamare e far chiamare Dio col nome di Geova. Come prova citano le parole di san Pietro nel giorno di Pentecoste, che sottolineò una componente essenziale dei messaggio cristiano quando citò le parole di Gioele: “Chiunque invocherà il nome di Geova sarà salvato” (Atti 2, 21; Gioele 2, 32) .



La verità:

a) Come sempre, l'uso che i geovisti fanno della- Bibbia è arbitrario, opportunista, settario. Ilel caso presente è da dimostrare anzitutto che Gioele abbia chiamato Dio col nome di Geova. I fatti indicano il contrario perché questo falso nome di Dio fu inventato per errore nel 1530, circa duemila anni dopo Gioele, e millecinquecento dopo san Pietro. Né Gioele né Pietro potevano chiamare Dio Geova.

b) Il significato delle parole di Gioele e di Pietro non è quello insinuato settariamente dal Corpo Direttivo geovista. Né Gioele né Pietro volevano dire che, per essere salvi, bisogna chiamare Dio col nome di Geova (o anche di Jahve). Nome vuol dire “Persona” nello stile biblico. Invocare il Nome vuol dire “rivolgersi a una persona”. Sia Gioele sia san Pietro volevano dire che per essere salvi bisogna rivolgersi al vero Dio, cioè che la salvezza viene solo dal vero Dio, non dai falsi dèi. Il nome qui non c'entra.

e) Infine il Nome, cioè la Persona, a cui san Pietro si riferisce, è quello di Gesù. Soltanto da Gesù può venire la salvezza (cf. Atti 4,22).

“I cristiani designano se stessi come "coloro che invocano il nome del Signore" (cfr. Atti 9,14.21; 22,16; 1 Corinzi 1, 2; 2 Timoteo 2, 2); però il nome "Signore" non è riferito più a Jahve, ma a Gesù (cfr. Filippesi 2, 11; Atti 3, 16). Nel giorno del giudizio ci sarà salvezza o condanna a seconda che si sarà invocato o no questo nome, se sarà riconosciuto o meno Gesù come Signore (cfr. Atti 4, 12 e Romani lo, 9)”



2 - L'errore:

In modo simile i tdG strumentalizzano le parole di san Giacomo, di cui in Atti 15, 14-15: “Simone ha narrato come Dio ha avuto cura di scegliersi tra le genti un popolo per il suo Nome”. A parere dei geovisti, Simone avrebbe detto che i pagani devono conoscere e chiamare Dio col nome di Geova .



La verità:

a) Anche qui come nel testo precedente di Atti 2, 21 la spiegazione geovista è superficiale e setta- ria. Ripetiamo ancora una volta che nome, nello stile biblico, indica la persona. Invocare il Nome di Dio, temere il Nome di Dio, consacrarsi al Nome di Dio ecc. significa invocare, temere, consacrarsi alla Persona del vero Dio, qualunque sia la parola usata per chiamarlo. Qui non c'entra affatto Geova.

b) San Giacomo voleva dire che Dio, il vero Dio, aveva programmato fin dall'eternità di chiamare anche i pagani (le nazioni) alla sua vera conoscenza e adorazione. Trarre un popolo per il suo Nome significa chiamare i pagani a far parte del popolo del vero Dio. Non vi è nessun riferimento a come il vero Dio debba essere chiamato. E' un'insinuazione settaria dei tdG.



3 - L'errore:

Hanno pure scritto: “L'apostolo Paolo non lasciò dubbi sull'importanza che aveva per lui il nome di Dio. Nella sua lettera ai Romani, cita le stesse parole del profeta Gioele e incoraggia quindi i suoi conservi cristiani a mostrare la loro fede in quella dichiarazione andando a predicare il nome di Dio ad altri affinché questi pure potes- sero essere salvati (Romani 10- 13-15)”



La verità:

a) Leggendo il contesto della Lettera ai Romani, cap. 10, appare chiaro che san Paolo non parla affatto di Geova. Egli parla solo e sempre di Cristo come termine della Legge (v. 4), come Signore (v. 9) e afferma che chiunque crede in Lui (in Cristo) non sarà deluso (v. 11), applicando a Cristo ciò che in Isaia 28,16 è detto del fondamento sicuro di salvezza cioè di Jahve.

b) In questo contesto Paolo applica a Cristo il testo di Gioele: “Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato” (Gioele 2, 32; Romani 10, 13). Né in Paolo né in Gioele c'è “Geova”. Paolo rivolge le sue parole sia ai Giudei sia ai pagani. Non c'era proprio bisogno di ricordare ai Giudei che per salvarsi bisognava invocare Jahve (non Geova). Già lo sapevano. Egli vuole precisare sia coi Giudei che coi pagani che solo la Persona di Cristo può salvare. Il Signore da invocare è Cristo, non Jahve (Geova non c'entra affatto). Applicando a Gesù il titolo di Signore, riservato solo a Dio nell'Antico Testamento, è evidente che nel pensiero di Paolo l'opera e la dignità di Cristo coincidono con l'opera e la dignità di Dio, dell'unico Dio.


Scrutate le Scritture

L'insegnamento di Gesù trasmesso prima a viva voce trovò la sua forma definitiva nelle Scritture, che formano la seconda parte della Bibbia, cioè il Nuovo Testamento, le Scritture Greche Cristiane dei tdG. Orbene in tutto il Nuovo Testamento Dio non è chiamato mai Geova. Questo falso nome di Dio non compare mai né per esteso né in forma abbreviata". I tdG sono a conoscenza di queste cose, come si legge in un loro opuscolo:

“Nessun manoscritto greco oggi in nostro possesso dei libri da Matteo a Rivelazione contiene il nome di Dio (cioè Geova) per esteso”.

Tuttavia la intellighentia della società geovista ha introdotto il nome Geova ben 237 volte nel Nuovo Testamento. Trova poi cavilli e sofismi per giustificare il suo misfatto.



1 - L'errore:

Hanno scritto: “Significa questo che il nome (Geova) non dovrebbe esserci? Ciò sarebbe sorprendente in vista del fatto che i seguaci di Gesù riconobbero l'importanza dei nome di Dio e che Gesù insegnò a pregare perché esso fosse santificato” 18.



La verità:

Nessuna sorpresa per chi sa e vuol leggere e capire la Bibbia con onestà di mente e di cuore. 1 seguaci di Gesù riconobbero l'importanza di far conoscere Chi è il vero Dio, non già di insegnare una parola. Questo vuol dire “riconoscere l'importanza del nome”.

Che Gesù abbia insegnato a pregare perché il Nome fosse santificato non significa affatto che abbia detto loro di invocare Dio col nome “Geova”. Al limite, Gesù avrebbe insegnato di chiamare Dio col nome di “Padre”: “Padre nostro, che sei nei cieli...”. Il senso delle parole di Gesù in Matteo 6,9 è radicalmente diverso da quello che danno i tdG. L'abbiamo già spiegato.



2 - L'errore:

Spiegano i tdG: “Per comprenderlo, occorre ricordare che i manoscritti delle Scrítture Greche Cristiane che oggi possediamo non sono originali. 1 libri scritti di loro pugno da Matteo, Luca e dagli altri scrittori biblici, essendo molto usati, si logorarono rapidamente. Ne furono quindi fatte copie, che a loro volta si logorarono e furono ricopiate. Oggi esistono migliaia di copie delle Scritture,Greche Cristiane, ma la maggioranza fu fatta a partire dal IV secolo dell'era volgare in poi”.

In altre parole, l'assenza del nome Geova nel Nuovo Testamento sarebbe dovuta al fatto che noi oggi possediamo un testo greco, nel quale per negligenza dei copisti sarebbe stato eliminato il nome Geova. Perciò il Corpo Direttivo si prese cura di reinserirlo ben 237 volte.



La verità:

Leggendo l'affermazione geovista su riportata, che fu scritta nel 1984, e avendo una discreta conoscenza della loro letteratura, mi è venuto subito in mente ciò che Gesù dice nel vangelo di Luca 19,22: “Servo malvagio, ti giudico dalle tue stesse parole”. Infatti, sono proprio loro a dirci che le cose non stanno affatto così. Riportiamo prima alcune loro testimonianze; poi faremo alcune considerazioni.



a) - Nel 1963 il Corpo Direttivo affermava:

“Valutazione del testo tramandato. Qual è, dunque, la netta valutazione dell'integrità e dell'autenticità del testo, dopo questi molti secoli nei quali il testo è stato tramandato? Non solo ci sono migliaia di manoscritti da paragonare, ma scoperte di più antichi manoscritti biblici nei pochi decenni passati riportano il testo greco all'anno 150 (E.V.), solo a cinquant'anni dalla morte dell'apostolo Giovanni, avvenuta verso il 100 E.V. Queste evidenze dei manoscritti provvedono la forte assicurazione che ora abbia- mo un fidato testo greco in forma raffinata”.

In questo fidato testo greco non c'è mai Geova.

Nel 1982 il Corpo Direttivo scriveva:

“Confrontando attentamente queste molte antichissime, copie si possono trovare e correggere anche i pochi errori fatti dai copisti. Ci sono inoltre migliaia di copie molto antiche delle Scritture Greche, alcune delle quali risalgono quasi al tempo di Gesù e degli apostoli. Per que- sto sir Frederie Kenyon disse: "L'ultimo fondamento per qualsiasi dubbio che le Scritture ci siano pervenute sostanzialmente come furono scritte è stato eliminato" (The Bible and Archaeology, pagine 288, 289)”

In queste migliaia di copie molto antiche delle Scritture Greche, alcune delle quali risalgono quasi al tempo di Gesù e degli apostoli, non c'è mai Geova. Com'è possibile che sia stato eliminato dai copisti dei secoli seguenti, se proprio non c'era?

Ancora nel 1982 il Corpo Direttivo affermava: “Questo. non vuol dire che non ci siano stati tentativi di cambiare la Parola di Dio. Ci sono stati”. Tuttavia “Geova Dio ha fatto in modo che la sua Parola fosse protetta non solo dagli errori dei copisti, ma anche dai tentativi di altri di farvi delle aggiunte. La Bibbia stessa contiene la promessa di Dio che la sua Parola sarebbe stata mantenuta pura perché potessimo usarla oggi. Perciò chiunque dica che oggi la Bibbia non contiene le stesse informazioni che conteneva in origine semplicemente non conosce i fatti”..

Finalmente nel 1985 sempre il Corpo Direttivo ci assi- cura che “delle Scritture Greche Cristiane esistono oltre 5.000 manoscritti nella lingua greca originale, il più vecchio dei quali risale all'inizio del Il secolo E. V.”. E facendo sue le parole di Frederic Kenyon dice che “la prima e più importante conclusione tratta dall'esame di questi (papiri) è confortante in quanto confermano l'essenziale integrità dei testi esistenti. Né nell'Antico né nel Nuovo Testamento si notano varianti notevoli e fondamentali. Non ci sono omissioni importanti né aggiunte di brani - e neanche varianti che influiscono su fatti e dottrine essenziali. Le varianti del testo riguardano cose secondarie, come l'ordine dei vocaboli o il preciso vocabolo usato... Ma la cosa veramente importante è la conferma, mediante prove più antiche di quelle sinora disponibili, dell'integrità dei testi a nostra disposizione”.

Nei papiri più antichi e neppure nelle varianti vi è mai la parola Geova. 1 testi a nostra disposizione, confermati nella loro integrità mediante prove più antiche, non contengono mai il nome Geova.

b) E ora alcune considerazioni:

- Malgrado questo caloroso riconoscimento da parte del Corpo Direttivo dell'integrità del testo greco oggi in nostro possesso, ricuperato coscienziosamente da dotti biblisti su manoscritti antichissimi, lo stesso Corpo direttivo nell'anno 1984 ci av- verte che i manoscritti delle Scritture Greche Cristiane che oggi possediamo non sono gli originali... e che le copie fatte sugli originali si logorarono rapidamente e che furono fatte altre copie, che a loro volta si logorarono e furono ricopiate. In questo logorio sarebbe stato eliminato il nome Geova centinaia di Volte 21. Dunque il testo greco oggi in rito di scrivere Kyrios (Adonai), ossia Signore, è una presunzione imperdonabile voler disfare ciò che Dio ha fatto.

1 traduttori della Bibbia, -in qualsiasi lingua e, in qualsiasi epoca, sono obbligati a rispettare ciò che hanno scritto gli autori ispirati. Chi osasse cambiare il Testo Sacro deve dirsi un profanatore della Parola di Dio. Questo ha fatto il Corpo Direttivo dei tdG, inserendovi arbitrariamente il nome Geova nella Bibbia tradotta per la setta e diffusa dalla setta.