00 04/09/2008 20:59
Giovanni 20,28
E Tommaso rispose, e gli disse: Signor mio, e Dio mio!

Dall'esitazione e dal dubbio, egli passa subitaneamente alla fede più esaltata. Egli è vinto dalla evidenza; la gloria di Cristo risuscitato gli si rivela, ed egli non sa trovare altre parole che la breve esclamazione: "Signor mio e Dio mio". Alcuni scorgono in queste parole di Tommaso una esclamazione di sorpresa, per quello che vedeva; ma i Giudei avevano un rispetto troppo profondo per il santissimo nome di Dio per servirsene, per esprimere la sorpresa o la maraviglia. Non è possibile attribuire una tal profanità ad un apostolo. È chiaro che, con queste parole, Tommaso professa la sua fede non solo nella risurrezione di Cristo, ma pure nella sua divinità. Per lui il Signore è pure il suo Dio. Gesù, per parte sua, accetta in quel senso medesimo le parole di Tommaso, poiché non le corregge, come non aveva corretto i Giudei che lo accusavano di farsi "uguale a Dio" Giovanni 5:18.” Per questo i Giudei più che mai cercavano d'ucciderlo; perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.”
Egli dunque approva e gradisce la confessione che fa qui Tommaso di credere nella sua divinità.

da laparola.net