Testimoni di Geova: Risposte a domande

Caso Welby e i Testimoni di Geova

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    F.Delemme
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    00 17/10/2007 00:03
    Due pesi e due misure

    Il caso Welby è l'argomento del giorno. Pro o contro? Secondo la Costituzione italiana "nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". La nostra costituzione per il rispetto della persona umana ha incluso tra le libertà dell'individuo quella di sottoporsi o meno ad un trattamento sanitario. Ha ammesso, però, una sola eccezione, che è quella del trattamento sanitario obbligatorio previsto da una disposizione di legge, in quanto potrebbero entrare in gioco gli interessi della collettività. In nessun altro caso il superiore principio di libertà fondamentale dell'individuo può essere violato. La terapia del Welby rientrava fra quelle sancite dalla costituzione? Sì. Si trattava di un trattamento sanitario. Non dimentichiamo che il Welby si è opposto coscientemente e volontariamente, addirittura in maniera categorica a tale trattamento. Quello che è successo lo stiamo vedendo: l'Italia spaccata in due politicamente e religiosamente. Cortei e manifestazioni (strumentalizzati da laici, politici e gruppi sempre pronti a sposare qualsiasi causa). Non voglio entrare nel merito della questione. Il punto è: se Welby fosse stato Testimone di Geova, i media come si sarebbero comportati? A titolo di informazione, ricordo a memoria d'uomo cosa è successo alla famiglia Oneda per aver scelto un trattamento sanitario non obbligatorio per la figlia (le trasfusioni di sangue rientrano nei trattamenti sanitari NON OBBLIGATORI). Il Tribunale per i minorenni della Sardegna - Cagliari - con una ordinanza "dispone che la Direzione della II Clinica Pediatrica informi il Comune di Sarroch o il Comando della Stazione dei Carabinieri di Sarroch, anche per telefono, circa il giorno in cui la minore dovrà essere portata nella predetta clinica; che il Comune o il Comando della Stazione dei Carabinieri di Sarroch ricevuta l'indicazione della II Clinica ne diano immediatamente comunicazione ad Oneda Giuseppe e Costanzo Consiglia, dando incarico al Comune di provvedere per il trasporto della minore..." Questo meccanismo che aveva funzionato per molti mesi, anche se a intervalli irregolari, inaspettatamente si inceppò. I sanitari non avvertirono i carabinieri nè i vigili urbani perchè effettuassero il trasporto dell'ammalata, nè i genitori si accorsero dell'aggravarsi della condizione della figlia. Quest'ultima trasportata in clinica, muore NEL CORSO DI UNA TRASFUSIONE DI SANGUE praticata d'urgenza. Subito dopo i coniugi Oneda furono arrestati. I media non si schierarono a favore della famiglia Oneda (se si esclude qualche onesto giornalista), non si fecero manifestazioni o cortei per far valere il diritto ad un TRATTAMENTO SANITARIO NON OBBLIGATORIO - al contrario si fecero manifestazioni e si affissero manifesti discriminatori contro gli Oneda. Un'ultima considerazione. In Sardegna è documentato che molti genitori, cattolici o di altra fede o ideologia, dopo aver sottoposto a trasfusione di sangue i loro figli per un certo tempo, non li portavano più in clinica perché, dato il carattere palliativo delle cure, preferivano addirittura lasciarli morire in pace per non sottoporli alle inaudite torture causate dalle trasfusioni. Ogni commento è superfluo.
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    F.Delemme
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    00 21/08/2015 07:15
    di Lorenzo De Cicco (Il Messaggero)

    La stessa chiesa che oggi ha celebrato, tra cavalli, carrozze e Rolls-Royce, i funerali del capo-clan dei Casamonica, negò i funerali a Piergiorgio Welby il 24 dicembre 2006. In quell'occasione infatti il parroco di allora, don Giovanni Nonne, motivò così il rifiuto ai familiari dell'attivista, malato di Sla: «Welby con i suoi gesti si è messo in contrasto con la dottrina cattolica». Nel piazzale davanti alla parrocchia venne allestito un palco, che consentì comunque ai parenti e agli amici di Welby di celebrare un "funerale laico".

    Una scena che contrasta con quella di stamattina, quando un corteo funebre composto da 12 suv con corone di fiori più una carrozza trainata da 6 cavalli, ha accompagnato a ridosso della grande scalinata della chiesa il feretro di Vittorio Casamonica, il "re" del clan che controlla lo spaccio a Roma Est. «Cristo aspetta a braccia aperte questo nostro fratello», ha detto il parroco, don Giancarlo Manieri, celebrando la funzione.
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