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Testimoni di Geova: Risposte a domande

Ebrei capitolo 1. Analisi linguistica e situazionale

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    csssstrinakria
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    00 13/05/2012 10:28
    Comprensione del messaggio paolino

    Spesso improvvisati "filologi" e "teologi" si presentano in rete con analisi, copiate chissà dove, per farci ridere un po'.
    Alcuni di questi cercando di trovare scorrettezze nella TNM, polemizzano su diversi passi biblici. Di recente si disquisisce su Ebrei 1:10. La polemica su questo passo è solo sintomo di un profondo pregiudizio e, naturalmente, di incompetenza. Daltronde chi polemizza è privo di senso critico e degli strumenti necessari a fare delle analisi obiettive. Si tratta dunque di incompetenti arroganti.

    Un buon filologo, prima di dare giudizi, peraltro affrettati e senza materia grigia, in questo caso come in tutti i casi, avrebbe dovuto esaminare il contenuto dei versetti del capitolo 1 di Ebrei. Facendolo, si è in grado di valutare correttamente ogni menzione che si fa di Geova Dio e Gesù Cristo.

    Iniziamo col versetto 2, poiché lì ci viene detto che Dio ha parlato alla fine dei giorni “per mezzo di un Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose, e mediante il quale fece i sistemi di cose”. Pertanto essi furono fatti da Dio “per mezzo di suo Figlio”. Questa collaborazione continua nei versetti 3 e 5.
    F.F.Bruce scrive: “Innanzitutto, come egli ha già detto nel versetto 2, fu per mezzo del Figlio che furono creati i mondi. Gli angeli non erano che spettatori in adorazione quando fu fondata la terra, ma il Figlio fu l’agente del Padre nell’opera. Egli può pertanto essere inteso come colui a cui ci si rivolge in queste parole (versetto 10).
    Inoltre, nel testo della Settanta, a colui al quale vengono dette queste parole ci si rivolge esplicitamente con “Signore” ed è Dio che si rivolge a lui in questo modo. Mentre nel testo ebraico, il supplicante è colui che parla dall’inizio alla fine del Salmo, nel testo greco la sua preghiera si conclude col versetto 22.
    Che il nostro autore intenda questa citazione, tratta dal Salmo 102, come un’espressione pronunciata da Dio pare evidente, dal modo in cui è collegata mediante la semplice congiunzione “e” alla precedente citazione del Salmo 45. Entrambe le citazioni rientrano sotto la stessa categoria: “Ma al Figlio egli (Dio) dice”.
    F.F. Bruce, The Epistle to the Hebrews, New London, 1965, pp. 21-23.

    Poi il versetto 9 separa nuovamente il Padre e il Figlio: “Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto”, citando il Salmo 45:6,7 “La LXX può tradursi in due modi: [ho theòs] si può intendere come vocativo in entrambi i casi (Il tuo trono, o Dio, . . . perciò, o Dio, il tuo Dio . . .) oppure si può intendere come soggetto (o predicato) nel primo caso (Dio è il tuo trono, oppure Il tuo trono è Dio . . .), e come apposizione di [ho theòs sou] nel secondo (Perciò Dio, sì, il tuo Dio . . .). . . . È assai improbabile che [’Elohìm] nell’originale possa riferirsi al re. Le probabilità sono quindi contrarie all’opinione che [ho theòs] sia un vocativo nella LXX. Perciò, tutto sommato, sembra sia meglio tradurre così la prima proposizione: Dio è il tuo trono (oppure, Il tuo trono è Dio), cioè ‘Il tuo regno è fondato su Dio, Roccia inamovibile’”. F.F. Bruce, The Epistle to the Hebrews, New London, 1965, pp. 25,26.

    Poi segue la citazione contenuta nel versetto 10 che la TNM, a giusto titolo, ha mantenuto “Signore” per conformarsi alla Settanta che Paolo citava, e non vi è alcun presupposto per inserire “Geova” in questo punto, poiché il riferimento è all’opera di creazione che il Logos ha svolto per conto del Padre; fu un’opera che Geova realizzò “per mezzo” del Signore (Gesù Cristo).
    Le loro identità personali non vengono mai confuse da Paolo.

    [SM=g7348]
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    F.Delemme
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    00 14/05/2012 14:56

    Questi "studiosi" della domenica sono prolissi. Sono degli ignoranti che pensano di sapere tutto. Sono i classici venditori di palloncini e basta un semplice spillo per farli scoppiare.
    Il solito Mario, arrogante rappresentante "dinonsochecosa", vede trinità dappertutto e stabilisce (autorevole lui) che noi siamo modalisti e confondiamo la trinità col modalismo (non abbiamo capito nulla).
    Se è convinto che la trinità è il placebo per tutti i mali dell'umanità, perché non farglielo credere?
    Se Dio è una trinità, è un suo problema e non il nostro.
    Se Dio è Dio e Padre e quando vuole è anche Figlio e tempo permettendo è anche lo Spirito santo, è un concetto a cui non aderiamo.
    Se Dio quando è Figlio chiede aiuto a Dio quando è Padre per poi essere Dio Padre e Dio Figlio, è un problema che solo i trinitari (veri, falsi, convinti, non convinti, titubanti, imbambolati, scettici, ecc.) devono sbrogliare.

    Mi sono perso, si stava parlando di cosa?

    [SM=g7351]
    [SM=x1061966] No all'ipocrisia e alla diffamazione. Tolleranza zero.
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