La sfida di James Kidd:

F.Delemme
00giovedì 17 settembre 2015 07:24
la ricerca dell’anima
Da new-age.esoterya.com

Abbiamo raccontato la storia di James Kidd, della sua misteriosa sparizione e del testamento a dir poco insolito: la sfida alla scienza di dimostrare l’esistenza dell’anima. Ma come avrebbero potuto trovare la risposta al più grande enigma, il più grande mistero dell’umanità?
L’anima umana è stata definita in tantissimi modi e in molti si occupati di provare la sua esistenza: dagli uomini primitivi agli attuali premi Nobel in campo neurologico. Ogni religione ha cercato di legare l’essenza umana a entità superiori sforzandosi di capire la parte spirituale dell’uomo, quel sé sconosciuto.
L’anima umana è stata definita in tanti modi, ma la sostanza è una: si tratta di qualcosa di invisibile che dà vita al corpo fisico, un’essenza che da esso può separarsi per viaggi e poi farvi ritorno, oppure abbandonarlo per sempre al momento della sua morte fisica. Viene anche chiamata coscienza, personalità, o più erroneamente mente.

F.Delemme
00giovedì 17 settembre 2015 07:33
Da kintsugimental.wordpress.com
La ricerca più recente è stata curiosamente avviata da James Kidd che lasciò un testamento con una stupefacente petizione: che i suoi beni, circa 500 milioni, fossero destinati ad investigazioni scientifiche volte a provare la sopravvivenza dell’anima. L’insolito incarico testamentario diede origine ad uno dei più “particolari” giudizi della storia: a chi affidare le ricerche, se il discorso dell’anima appare pertinente alla coscienza e troppo trascendentale per la scienza? Per quanto sembrasse impossibile dimostrare l’esistenza di questa sostanza sconosciuta, ci fu una folla di medici, psichiatri e psicologi che chiesero la loro parte del ricco testamento, e fu solo nel 1972 che la Corte Suprema dell’Arizona prese una decisione ripartendo la somma fra due stimate società americane per l’investigazione psichica. Già alcuni membri di tali società avevano studiato per anni i fenomeni che si verificano in prossimità della morte e nelle esperienze fuori dal corpo, pertanto essi sembravano più adatti degli psiconeurologi ad eseguire le ultime volontà del donatore.

Gran parte del tempo di tale giudizio fu spesa per stabilire che cosa fosse l’anima, il che ha avviato dibattiti e ricerche ancora in atto.

Per i parapsicologi essa era “quella parte intangibile degli organismi psicofisici che sopravvive alla morte e prosegue la sua esistenza dall’una all’altra forma, con una memoria cosciente. E’ impossibile trovare altre definizioni, poiché la sua natura è comunque un mistero.” Ma ovviamente non sono mai mancati né mancheranno punti di vista diversi.
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