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  12/04/2014 16:42 | |
Caro Totò, ho saputo dai media che il ministro Alfano ha annunciato “l’arresto” in Libano di Marcello Dell’Utri. L’ex senatore, prima del fermo, con un’ANSA aveva fatto sapere che si trovava all’estero perché in cattive condizioni di salute, queste le parole di Dell’Utri: "Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria - per cui tra l'altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica - sto effettuando ulteriori esami e controlli".
Dell’Utri non ha mai pensato di espatriare per sfuggire alla maglia sfilacciata della giustizia italiana.
Tu hai frequentato il don Bosco di Palermo, sempre col sorriso sulle labbra, educato e modesto, mentre Marcello, più schivo, intraprendente e faccendiere ha frequentato il famoso collegio Capizzi di Bronte in provincia di Catania. Istituti che portano nomi di illustri sacerdoti, scrittori e teologi.
La Giustizia ti ha chiesto un obolo, una condanna a sette anni per favoreggiamento a Cosa Nostra. Ti sei presentato spontaneamente dinanzi ai cancelli della casa circondariale per scontare la pena.
Nella vita di errori se ne commettono tanti. Non voglio entrare nel merito delle ragioni che hanno portato alla tua condanna, soltanto tu puoi sapere se fu giusta o meno.
Strano Paese l’Italia, dove un disoccupato che ruba poca roba in un supermercato per dare da mangiare ai propri figli, viene condannato a scontare sei mesi di carcere e dove una vedova 80enne si becca una pena a due mesi e venti giorni per aver rubato alimenti per l’ammontare di 20 euro.
Per Marcello Dell’Utri, “esule” in Libano, i giudici della Corte d’appello di Palermo hanno firmato l’ordinanza di custodia cautelare per pericolo di fuga. Questi giudici non hanno tenuto conto che se la sentenza della Corte di Cassazione dovesse essere positiva per l’ex senatore, quest'ultimo potrebbe chiedere i danni allo Stato italiano, per ingiusta detenzione, visto che la prima sentenza di appello fu annullata per rilevanti incongruenze e fumus.
Il caso Dell’Utri, caro Totò, mi ha fatto pensare a te. Anche su Dell’Utri pende una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Una condanna diversa da quella riportata da chi ha rubato un pezzo di pane. Certo, sarebbe facile dire che “chi ruba poco va in galera e chi ruba molto fa carriera”, laddove rubare sta per l’aver commesso reati più o meno gravi.
Ma ecco che invece arrivi tu e vai a stravolgere tutto. Rischi di turbare i sonni tranquilli degli italiani.
Totò Cuffaro, ex Governatore della Sicilia, ex Senatore, si è costituito ed è andato in carcere. Sei un uomo intelligente e sicuramente non ti sarebbero mancate le possibilità di fare quello che altri stanno facendo. Eppure, non capisco proprio il perché hai fatto una scelta diversa.
Ma cosa ci stai a fare in carcere quando in Italia ormai ci va solo chi non ha commesso niente?
Con affetto, e stima per la tua scelta.
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