Giornalisti o giornalai?

C'era una volta "il giornalista", sì, il giornalista, quello che la mattina alle 5 entrava in redazione. Lo faceva per passione, per professione o per missione e mai per protagonismo. Giornalisti in grado di raccontare fatti e non di imporre servizievoli opinioni. Un mio amico giornalista, quando al Quirinale si decise la partenza di Saragat, allora presidente della Repubblica, per un giro in tutto il mondo, la sera in cui arrivò a Washington non riuscì di fare il pezzo. Telefonò "al giornale" e il redattore capo gli disse: "Non ti scoraggiare. Non scrivere dell'America ma della sua immensa immagine tra fatto e informazione". Altri giornalisti e altro giornalismo, quando la professione era fondata su una deontologia. Certo, non tutti esercitano "abusivamente" la professione giornalistica, ma quando si parla di testimoni di Geova, alcuni esercitano abusivamente questa professione.
Il lavoro del giornalista si svolge nel campo dell'informazione occupandosi di scoprire, analizzare, descrivere e scegliere notizie, sempre restando legato ai FATTI e alla CORRETTA INFORMAZIONE.

Caro Filippo, non solo i giornalisti si trasformano in "acide zitelle" che stanno ad origliare e a scrutare il loro mondo cellofanato dalle finestre socchiuse, c'è anche un gruppo di esaltati, ex e affini, che dimostrano tanta ipocrisia. La notizia è recente "Incendio doloso, distrutta una sala del Regno dei testimoni di Geova a Modica, in Sicilia". Il fatto è avvenuto subito dopo un'incitazione a delinquere diffusa dai media. L'ipocrita di turno afferma: "queste cose succedono tutti i giorni. Bruciano chiese, auto e scuole e voi fate troppo vittimismo". Poi lo stesso ipocrita posta argomenti dal sapore degradante: "testimone di Geova lavorava in nero". Se non sbaglio una parte abbondante di gente lavora in nero "onestamente". Se lo fa il testimone di Geova fa più rumore?
L'ipocrita quando esercita la sua professione o hobby, lo fa con cognizione di causa.